Dopo un lungo iter, il prodotto della cittadina ragusana viene registrato come Indicazione Geografica Protetta, primo cioccolato ad essere riconosciuto dall’Unione Europea. Che tuttavia, nel presentarlo, sbaglia a descriverne la lavorazione…
Un’altra eccellenza italiana si aggiunge nel registro europeo delle indicazioni geografiche protette. Si tratta del cioccolato di Modica, specialità siciliana da oggi ufficialmente riconosciuta dal marchio di certificazione Igp. Ad esultare, al termine di un lungo iter, è il ministro del Mipaaft Gian Marco Centinaio, che sull’account Twitter del ministero aggiorna la conta delle eccellenze gastronomiche italiane protette Dop e Igp, a quota 296 con l’ultimo ingresso. Che è solo l’ultimo in ordine di tempo, ma è il primo cioccolato ad essere riconosciuto dall’Unione Europea.
E proprio la commissione europea si è resa protagonista di una gaffe sulla neonata Igp, presentata attraverso un tweet del Dipartimento Agricoltura come un cioccolato “miscelato e riscaldato ad alte temperature per un lungo periodo”: l’esatto opposto di come viene realizzata la specialità modicana, ottenuta da una particolare lavorazione “a freddo” del cioccolato, che esclude la fase del concaggio.
Cioccolato di Modica is now a registered protected geographical indications (PGI)!
It’s exclusively produced in the municipality of Modica ?? and is mixed and heated at high temperatures for a long time, resulting in particular smoothness ?https://t.co/09vzqs9wzc #EUQuality pic.twitter.com/jDC0nGgpe0— EU Agriculture? (@EUAgri) 15 ottobre 2018
Si tratta comunque di un risultato storico per il cioccolato di Modica, la cui preparazione a base di fave di cacao e zucchero si pratica fin dal 1600, dall’epoca della dominazione degli spagnoli, che introdussero nell’isola questa particolare lavorazione, probabilmente mutuata dagli Aztechi. A caratterizzare il cioccolato di Modica, che non passa dal concaggio tipico del cioccolato tradizionale, è la granulosità dalla lavorazione a basse temperature: la massa di cacao, ottenuta dai semi tostati e macinati (detti localmente caracca e provenienti da Sao Tomè in Africa) e non privata del burro di cacao, viene riscaldata e mescolata a zucchero e spezie a una temperatura non superiore a 45 gradi; in questo modo, lo zucchero non fonde (si scioglie solo a 80 gradi) e conferisce alla pasta la caratteristica friabilità.
Nella cittadina del ragusano, che ha dedicato al suo oro nero un Museo del cioccolato, oggi sono una quarantina le aziende produttrici, soprattutto dolcerie a conduzione familiare, e di queste 25 aderiscono al Consorzio di tutela istituito nel 2003. “Una produzione che ha sempre rappresentato un’importante occasione di lavoro per la popolazione locale – ha commentato il ministro Centinaio – e ancora oggi costituisce una significativa attività economica e una delle più importanti fonti di occupazione del comune siciliano”.