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Il vino: per i cinesi uno status symbol, ma manca la “comunicazione” del prodotto

Non è italiano il vino più venduto in Cina, ma ci sono buone possibilità di sviluppo delle nostre esportazioni, che dovrebbero esportare anche la cultura del vino

Mario Soldati o Luigi Veronelli sarebbero inorriditi: nelle cene d’affari tra cinesi e occidentali i padroni di casa pensano che il massimo dell’ospitalità sia riempire i bicchieri fino all’orlo, forse per dimostrare che si è gentili con gli ospiti e non si bada a spese. I consumi di vino in Cina, che registrano aumenti annui esponenziali e rappresentano sempre di più uno status symbol per i nuovi ricchi, non sono tuttavia accompagnati dalla cultura e dalla opportuna “comunicazione del vino”, tant’è vero che si cercano sommelier occidentali  in grado di servire correttamente e di gestire lo “storytelling” di ogni vino. Si chiama “Scienza e cultura del vino” il corso universitario creato nel 2008 dal professor Kong Weibao della Northwest Normal University (a Lanzhou, nel Gansu: nuova frontiera della produzione vinicola cinese). I primi anni l’aula era pressoché vuota, ma oggi straripa di studenti. Tra gli oltre duemila iscritti, alcuni seguono il corso per curiosità, altri invece pensano di farne un mestiere. Vizi e virtù dei millennial cinesi, che vogliono vivere bene, mangiare sano e non badano a spese. E’ purtroppo francese il vino più venduto in Cina, non il nostro. La Francia è il primo Paese esportatore (973 milioni di euro in valore); seguono l’Australia (640 milioni in aumento del 23%), il Cile (290 milioni), la Spagna (171). L’Italia è quinta, a quota 130 milioni. Ma le esportazioni italiane dei prodotti enologici sono aumentate del 29%, toccando il record storico. Tanto da spingere Coldiretti a dire che il vino italiano potrebbe avvantaggiarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino (gli Usa sono il sesto Paese esportatore, dietro l’Italia). Un trend che si inserisce nel quadro positivo della crescita dell’export dell’Italia in tutto il mondo: +5,8% nei primi mesi dell’anno. Bisogna affrettarsi prima che la Cina impari a produrlo da sola, il vino.  Se è vero che l’import cinese di vino è salito del 75% dal 2012, da una ricerca dell’Area studi di Mediobanca, emerge che negli ultimi vent’anni la quantità di vigneti impiantati nel Paese è cresciuta un bel po’. Del 407%. 

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