(ANSA) – ROMA – Negli ultimi decenni sono aumentati i
cosiddetti ‘food shocks’, cioè le improvvise perdite di raccolti
o di bestiame, per la combinazione di eventi climatici estremi e
problemi geopolitici. Lo afferma uno studio dell’università
della Tasmania pubblicato da Nature Sustainability, secondo cui
la frequenza aumenta ad ogni decennio.
I ricercatori hanno analizzato 226 shock in 134 paesi
avvenuti nell’arco di 53 anni, fino al 2013. “Il nostro studio
conferma che gli shock produttivi per il cibo sono diventati più
frequenti, e mettono in grave rischio la produzione globale –
spiega Richard Cottrell, l’autore principale -. Abbiamo
analizzato l’intero sistema di produzione globale di cibo,
dall’agricoltura all’allevamento di bestiame alla pesca
all’acquacoltura, trovando che le prime due sono leggermente più
sensibili agli shock, e che alcune regioni, come l’Asia del Sud,
sono più colpite di altre”.
Proprio oggi l’Onu ha pubblicato le cifre in merito alle
vittime di eventi naturali catastrofici nel 2018. Lo scorso
anno, spiega l’Onu, sono morte per questa causa quasi 11mila
persone, e ne sono state colpite 61,7 milioni.