(ANSA) – ROMA, 12 SET – Ha il volto giovane, sorridente e pieno di energia della chef Inès Paèz, per tutti “Tita” la prova di “diplomazia gastronomica della Repubblica Dominicana” che, all’Open Colonna, ha concluso la seconda edizione del Festival gastronomico dominicano, una quattro giorni molto partecipata da imprenditori, operatori turistici e istituzioni per celebrare a Roma la cucina locale dell’isola caraibica. L’appuntamento, a cura dell’ambasciatrice Alba Maria Cabral Peña Gómez e della direttrice dell’Ente del Turismo Neyda Garcia, si colloca proprio nell’anno della nomina città di Santo Domingo quale capitale gastronomica dei Caraibi, un importante riconoscimento che ha l’obiettivo di inserire la capitale tra le destinazioni gastronomiche di punta, far conoscere la deliziosa cucina creola e l’ampia offerta gourmet, oltre a contribuire allo sviluppo del turismo dominicano e alla crescita economica del paese. Queste attività sono state realizzate nell’esaltazione e sviluppo della Diplomazia Gastronomica Dominicana, iniziativa del Ministero delle Relazioni Esteri della Repubblica Dominicana. Chef Tita, allieva del noto chef stellato Martín Berasategui e con esperienze lavorative a New York e Palma de Maiorca, è stata, con il suo ristorante Travesias nella capitale, Santo Domingo, pioniera nell’interpretazione e recupero di antiche ricette e di prodotti tradizionali dominicani, risalenti anche al periodo degli indiani Tainos, creando piatti dai sapori ancestrali rivisitati in chiave contemporanea. E’ stata anche una dei giudici della scorsa edizione di Masterchef in Repubblica Dominicana, ma durante quest’anno sabbatico lontano dai fornelli del Travesias, si sta impegnando in prima persona nella riscoperta radici nel patrimonio di differenti culture, quella dei primi abitanti, gli indiani Tainos, della tradizione spagnola e africana. Da questo melting pot discende la gastronomia dell’isola che acquisisce sempre più un carattere proprio e giorno dopo giorno si arricchisce di nuove influenze, inclusa la cucina asiatica, con alcuni tocchi di cucina sperimentale e fusion. “Le radici ancestrali mi appassionano – ha detto Tita – e per conservarne la memoria ho scritto un libro con 100 ricette. Oggi la mia cucina punta a valorizzare i prodotti locali, anche quelli dimenticati voglio riproporli in preparazioni al passo coi tempi. Mia madre è cuoca, mio padre ha un’azienda agricola, e per sette anni ho seguito passo passo una comunità di pescatori. Di questi volti, di queste esperienze contadine e di pesca voglia fare una rete per dare sostenibilità alla mia cucina e alla cultura gastronomica dominicana”.(ANSA).