(ANSA) – PALERMO, 5 GIU – “Spenti i riflettori sui palcoscenici della cucina e della tavola, esaurita la sbornia mediatica nei confronti dei cuochi star o delle supposte virtù taumaturgiche di un’alimentazione sedicente corretta, ridimensionate le retoriche dei naturalismi più o meno mistici o delle dietetiche tanto prodigiose quanto contraddittorie, è arrivato il momento di ritrovare la verità del cibo”. Lo sottolinea il semiologo e scrittore Gianfranco Marrone, professore ordinario di Semiotica nell’Università di Palermo, nel volume “Dopo la cena allo stesso modo, dieci anni di immaginario gastronomico” (Torre del vento edizioni, pagine 198, 14 euro) che sarà presentato a Palermo domenica prossima alle 19:30 nell’ambito della decima edizione della rassegna “una marina di Libri”. La nuova tendenza dovrebbe essere quella di “ritornare – oltre la chiacchiera mediatica che ha stancato il pubblico d’ogni ordine e grado – a quel che c’è realmente in tavola – afferma Marrone – frutto di una sapiente trasformazione di materie prime e loro mescolanza creativa, ma anche frammenti significativi di storia, società, cultura, politica, identità etniche. Laddove la ‘gastromania’ sembrava interessarsi a ciò che sta prima del piatto (storie di vita dei produttori, mitologie degli chef…) o dopo di esso (rituali di degustazione, discorsi critici…), è giunto il momento di concentrarsi sul piatto stesso, sulle molteplici verità dell’esperienza gastronomica”. “D’altra parte, venuta meno l’ansia da prestazione che caratterizza, per principio costitutivo, la logica dei trend, possiamo – prosegue – cominciare a rilassarci, e a occuparci della questione, cioè del cibo e della gastronomia in tutte le loro forme, ivi comprese – arretrando lo sguardo – quelle delle mode e delle contromode”.
Il libro raccoglie una serie di saggi che il semiologo ha scritto per diverse testate ed è arricchito da una serie di foto scattate dall’autore. E propone di attuare “alcune tattiche di resistenza al generale declinare degli interessi nei confronti del cibo, della cucina, del gusto, della convivialità. Un decalogo, in questo, potrà esser utile, non foss’altro che come mappa entro cui cercare di orientarsi nel presente e nel futuro prossimo venturo”. (ANSA).