“Edipo Re” è la barca, ristrutturata, ora dello psichiatra Angelo Righetti. In questi giorni è al Lido per il Social Food Festival con i prodotti delle fattorie Coldiretti. Grazie a Sibylle e al capitano Vianello la barca naviga in Adriatico
Non è più un segreto la presenza al Lido, da qualche anno puntuale per l’appuntamento della festa del cinema, del peschereccio che fu di Pierpaolo Pasolini e dell’artista Giuseppe Zigaina. “Edipo Re” è ora una barca ristrutturata dallo psichiatra Angelo Righetti e solca l’Adriatico e la laguna, grazie all’impegno della figlia Sybille e al giovane capitano Enrico Vianello che propongono un turismo slow ed emozionale ai clienti dei migliori hotel di Venezia. A bordo tra acqua e cielo è forte il legame con la terra. La percezione di questa dimensione amica è frutto di una stretta collaborazione con le cooperative e le fattorie sociali che si occupano di integrazione attraverso il lavoro dei campi. E’ così che si può sorseggiare un Francia Corta docg ‘Clarabella’ tra comodi cuscini, insieme alla mozzarella di bufala campana della ‘Fattoria Zero’ , spuntini tipici abbinati a confetture, sottoli agrodolci di “Casa di Anna” azienda del territorio veneziano. Sono alcune delle realtà che forniscono i prodotti per animare aperitivi, cene e pranzi tutti i giorni. Degustazioni di specialità rigorosamente italiane, particolari però, perché hanno un valore aggiunto ovvero sono realizzate ‘dagli ultimi’ cari al poeta che su questa imbarcazione trovava ispirazione proprio dal rapporto con i semplici. “Nella regione dove è stata approvata la prima legge sull’agricoltura sociale – spiega Valentina Galesso vice presidente di Donne Impresa Coldiretti e titolare nel padovano di una scuderia vocata ai diversamente abili – non poteva passare inosservata questa esperienza che raccoglie esempi lungo tutto la Penisola e li mette insieme per un significato profondo di inserimento nella collettività. Domani – ricorda Galesso – parteciperemo alle ore 17.00 in Riva Corinto all’evento “Welfare Factory”, una tavola rotonda per portare la nostra testimonianza perché il cibo sia accoglienza dei popoli e continui ad esprimere quella valenza umana che la civiltà contadina ha sempre conservato”.