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Olio Capitale: olio è alimento, chef siglano manifesto

(ANSA) – TRIESTE – Il primo “Manifesto dell’olio extravergine d’oliva”, un accordo internazionale che riconosce il ruolo dell’evo come un alimento e non solo un condimento, ingrediente fondamentale per la ristorazione di qualità, è stato sottoscritto oggi dagli chef dell’alta ristorazione dell’Alpe Adria nell’ambito di un evento internazionale realizzato nel corso dell’ultima giornata di Olio Capitale, a Trieste, in collaborazione con l’associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe (Jre) e lo chef stellato Emanuele Scarello. “La firma del Manifesto è un momento molto importante per la crescita a tutti i livelli della cultura dell’extravergine.

Obiettivo che Olio Capitale sta portando avanti da ben 13 anni. In quest’ottica risulta fondamentale che i ristoratori utilizzino gli evo del loro territorio Prodotti che andrebbero anche venduti direttamente nei ristoranti e fatti conoscere meglio ai consumatori finali”, ha spiegato il presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti. “Come chef abbiamo il dovere di valutare attentamente se un prodotto sia buono e sano – ha ricordato Alberto Tonizzo dei Jre del Friuli Venezia Giulia -. Per questo diventa cruciale saper leggere in modo corretto le etichette che spesso nascondono vere e proprie truffe che i nostri clienti non sono in grado di scoprire”. Per la firma del Manifesto sono giunti a Trieste anche lo chef stellato Andrea Canton e due giovani chef che operano in Slovenia e Croazia: Teo Fernetich e Uroš Fakuč.

“Nelle nostre cucine dobbiamo utilizzare evo differenti per esaltare le diverse pietanze” ha detto Fakuč, mentre Fernetich si è soffermato sulle ricadute ambientali. “Utilizzare nelle nostre creazioni l’extravergine prodotto nelle nostre terre significa salvaguardare l’ambiente e tutelare il nostro territorio”.

L’ultima giornata di Olio Capitale, che in quattro giorni ha raggiunto quota 12 mila presenze, ha ospitato anche un convegno dedicato all’utilizzo dell’extravergine nella ristorazione italiana, organizzato dalla Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) e dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio.

“Se dieci anni fa i consumi fuori casa valevano il 32,7% e quelli fra le mura domestiche il 67,3% – ha sottolineato il direttore generale della Fipe Nazionale Roberto Calugi – oggi la spesa per mangiare fuori è già salita al 36% e in breve raggiungerà il 40%. In sostanza per mangiare spendiamo complessivamente meno e in particolare in casa. Al contrario crescono i pasti consumati nella ristorazione: nel 2018 il 45,5% ha consumato da 2 a 5 pasti alla settimana. Numeri che testimoniano un cambiamento in atto nelle abitudini alimentari degli italiani”, ha concluso. (ANSA).

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