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Parma2064 sul “carrello” dei vincitori

Parmigiano Reggiano DOP

Secondo un’indagine Ipsos recentemente presentata dal Consorzio Parmigiano Reggiano al
Congresso di Identità Golose, il 77% dei clienti della ristorazione gradirebbe un
menu dedicato ai formaggi.
Quella che già suona come una conferma della passione degli italiani per i latticini diventa
un autentico trionfo per Parma2064 – marchio simbolo del Parmigiano Reggiano a filiera
cortissima – quando la ricerca scende nei dettagli. L’87% degli intervistati dichiara infatti
che apprezzerebbe l’indicazione della stagionatura del prodotto e che, rispetto al tipo di
formaggio con certificazione DOP, nessuno supera il Parmigiano Reggiano.
È una bella soddisfazione per il brand della provincia di Parma, lanciato nel 2014 per dare
vita a un’azienda collettiva oggi pluripremiata, grazie a una filosofia incentrata sul
desiderio di creare un prodotto naturale a partire da una filiera tanto corta da non
superare il raggio di 10 km dai caseifici di Fidenza e Zibello, nel cuore di Food Valley e
area DOP del Parmigiano Reggiano. I risultati dell’indagine sembrano in effetti premiare
non solo la scelta di puntare sulla qualità ma anche quella di differenziare il più possibile
un prodotto tradizionale, tanto sulla stagionatura, quanto sulla varietà.
Alle classiche tipologie di Parmigiano Reggiano, distinte appunto a seconda di un tempo di
riposo che va dai 12 ai 18, fino ai 24 o 30 mesi e oltre, si sono aggiunte negli anni le
varianti Organic, Halal e Kasher. Il pubblico di Parma2064 si è poi ulteriormente allargato
grazie all’introduzione del Verdiano, proposta veggie ottenuta tramite l’utilizzo di caglio
vegetale. Poiché l’idea è quella di assecondare un gusto che non può essere confinato
solamente alla tavola degli esercizi commerciali, tutti i prodotti possono essere acquistati
presso tre punti vendita diretti: lo spaccio al Caseificio Pongennaro e lo Shop del Museo
del Parmigiano Reggiano – entrambi a Soragna – e lo spaccio al Caseificio San Michele a
Fidenza. Fattori che sembrano allinearsi alla sempre maggiore esigenza degli appassionati
di conoscere non solo il nome ma anche la filiera dei formaggi che consumano, il luogo di
produzione, l’identità del produttore e la stagionatura.

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