ROMA – Succhi di frutta sempre più in pole position nella scelta di gradimento dei consumatori con un aumento di preferenza soprattutto tra i bambini nel periodo estivo, ma la fascia di età interessata resta comunque molto ampia. La bevanda ogni anno è consumata nel nostro Paese per 765 milioni di litri, in media circa 13 a testa, con un giro d’affari complessivo che nel 2018 ha fatto registrare un fatturato in euro di 683 milioni. A rilevarlo è il nuovo numero della rivista mensile “Il Salvagente”, in edicola a settembre con il titolo di copertina “Ma che frutta beviamo?”.
Il periodico, che motiva il business associandolo ai valori che si legano alla frutta, ha condotto uno studio sulla qualità dei succhi portando in laboratorio dieci succhi di pera, gusto tra i più consumati in Italia e selezionandoli tra le marche più diffuse sugli scaffali dei supermercati.
L’indagine ha riguardato la presenza di elementi potenzialmente dannosi per l’organismo, pesticidi e sostanze chimiche in primis, ma anche la contaminazione di tossine (come la patulina) e la quantità di zucchero. Dai risultati ottenuti non sono emersi dati particolarmente allarmanti visto che quasi tutti i succhi di pera analizzati hanno evidenziato tracce di zuccheri e dei fitofarmaci captano, boscalid e dodina, ma in quantità – spiega una nota – che non devono destare preoccupazione. Anche la tossina patulina, presente in sei campioni su dieci e nelle quantità rilevate non è da ritenersi un pericolo per la salute.