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A.Mittal: Re David, il sindacato non firma qualsiasi cosa

(ANSA) – LA SPEZIA, 31 MAR – “Questa dell’Ilva è una storia
infinita, l’azienda è in amministrazione straordinaria con gli
impianti sotto sequestro dal 2012. Noi abbiamo fatto un accordo
nel 2018, era ministro Calenda, ci abbiamo messo un anno per
fare un accordo che salvaguardasse tutti i posti di lavoro.
    L’azienda non la sceglie il sindacato, è quella che ha scelto il
Governo con una gara di appalto. Da allora in poi è il quarto
ministro che si occupa di Ilva, ogni ministro che arriva riparte
da zero: dice che occorre capire se l’azienda è affidabile, se
il piano industriale sia affidabile… Ma per noi è sempre il
Governo”. Lo ha detto all’ANSA la segretaria generale della Fiom
Cgil Francesca Re David, questa mattina alla Spezia.
    “È inaccettabile abbiano fatto un nuovo piano industriale
sulla base di un conflitto tra Governo e azienda che è finito in
tribunale, a marzo dell’anno scorso. Lo hanno firmato a
novembre, ancora non è operativo e adesso ancora si dice che
bisogna rivedere il piano industriale. Io non discuto questo, ma
discuto che non si possa giocare tutto sulla pelle dei
lavoratori e anche delle città. Noi vogliamo delle certezze. Non
è che il sindacato viene chiamato all’ultimo secondo perché
l’accordo è vincolante, perché si pensa che firmiamo qualsiasi
cosa ci venga messo sotto il naso. Vogliamo delle certezze – ha
ribadito Re David -, devono tutti sapere che l’accordo
precedente lo abbiamo firmato quando siamo arrivati a zero
esuberi. Non è che un accordo con il Governo dentro la proprietà
cambia da questo punto di vista. Ma queste certezze ad ora non
le abbiamo. Senza acciaio – ha aggiunto – non c’è il Recovery
Fund. Abbiamo imprese dell’automotive, dell’elettrodomestico che
rischiano di essere in affanno per l’acciaio da una parte e per
la microelettronica dall’altra. Ci piacerebbe discutere di
politiche industriali invece sembra che questo Governo, come
altri, pensa che questo sindacato debba discutere di esuberi
mentre qualcun altro discute di politiche industriali. E noi
pensiamo questo sia un approccio profondamente sbagliato”.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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