Tra i tanti scenari post elettorali, il meno gettonato è senz’altro quello che ipotizza il connubio tra Lega e Pd, definito «impossibile» dagli stessi possibili protagonisti e da quasi tutti gli osservatori (solo Luigi Bisignani, sul Tempo, ci ha messo una fiche sopra). Eppure, qualche segnale in quella direzione c’è. Se non direttamente in politica, nel mondo degli affari che da essa dipendono.
A rendersene protagonisti sono stati il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e i due lombardi più potenti della Lega dentro il governo sotto il Capitano Matteo Salvini, e cioè Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, a proposito della possibile costruzione di una superutility lombardo-veneta con A2A che partecipa all’aggregazione del trio veneto Agsm (Verona)-Aim (Vicenza)-Ascopiave (Treviso).
LA BENEDIZIONE DI BEPPE SALA
Sala ha infatti dato la sua benedizione al fatto che A2A, di cui il Comune di Milano detiene il controllo insieme con il Comune di Brescia (25% ciascuno), entri nella partita innescata da un lato da Ascopiave con l’asta che ha messo in vendita alcuni suoi asset, e dall’altro dalla tormentata fusione Agsm-Aim (è in ballo da anni, quando a Verona c’era ancora Flavio Tosi e a Vicenza regnava Achille Variati). Solo business? No.
Perché la partita veneta è seguita da vicino dalla Lega, e in particolare dal duo Giorgetti-Garavaglia, e dunque l’uscita del primo cittadino di Milano contiene l’implicita adesione del Pd (quantomeno di quello milanese) a un disegno chiaramente targato Carroccio. E ora che le elezioni europee sono alle spalle, se (tra Pd e Lega) son rose, fioriranno.
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