ITALIA ANCORATA AL MODELLO ‘PICCOLO E’ BELLO’
“Dal risparmio, alla finanza, alla famiglia, alle imprese: percorso obbligato per un solido processo di crescita” è il titolo del convegno organizzato da ANSPC-Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito a Milano, Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana. Tra gli operatori economici, invitato il presidente di Assoedilizia e di Europasia Achille Colombo Clerici.
La crescita del PIL e dell’occupazione è sostenuta da adeguati investimenti, pubblici e privati, e da confacenti consumi. Questo processo, imprescindibile in un mercato libero, trova nella tutela del risparmio, nella finanza sostenibile, nell’orientamento delle famiglie e nell’impegno delle imprese, i fattori che ne alimentano i contenuti, partecipando ad una riduzione degli squilibri sociali. Questi i temi toccati nel Convegno, con l’obiettivo di approfondirne i principali aspetti, e di tracciare costruttivi indirizzi.
Nel saluto istituzionale il presidente ANSPC Ercole Pellicanò ha ricordato come in analogo evento svoltosi nel maggio dello scorso anno il quadro economico-finanziario fosse tutto sommato positivo, anche se con forti ombre: oggi il quadro mostra il Pil fermo, il debito pubblico aumentato, lo spread su valori alti, i consumi in calo, la minaccia UE di procedura di infrazione.
Quali i motivi? La risposta è venuta da Giuseppe Sopranzetti, direttore Banca d’Italia Milano. Da decenni ormai, ha detto in sostanza, il modello di sviluppo italiano è lo stesso che ha permesso il ‘miracolo economico’ dal dopoguerra in poi, ignorando i profondi cambiamenti che hanno percorso il mondo, globalizzazione tra tutti. Piccolo non è più bello, ha affermato, sulla stessa linea del Roger Abravanel, saggista ed editorialista del “Corriere della Sera” : tante aziende del ‘made in Italy’ sono state vendute all’estero. Non sarebbe grave se a questo flusso di vendite corrispondesse un eguale flusso di aziende italiane che acquistano aziende all’estero. Purtroppo non avviene e il gap è grande e crescente.
Perché è così grave ? Perché le aziende italiane non riescono a fare il salto che le porti da ‘medie’ (da 4-500 milioni di fatturato a 3-4 miliardi) a ‘grandi’ (sopra i 15-20 miliardi).
Nella classifica l’Italia – che è ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa – perde terreno da 40 -50 anni. Oggi non abbiamo più davanti a noi i soliti Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito ma anche Svizzera, Olanda, Canada, Corea del Sud. I nostri nostalgici del ‘piccolo è bello’ e dei distretti industriali, non sono troppo preoccupati perché oggi si sono innamorati del ‘medio’, aziende che operano in nicchie e diventano ‘multinazionali tascabili’. Il problema è che, alla lunga, i colossi globali vincono.
Se al macrofenomeno aggiungiamo pecche tipicamente italiane quali burocrazia, scarsa qualità dei servizi, lentezza della giustizia, evasione fiscale, corruzione e quant’altro, si spiega perché siamo ancora a 4 punti di distanza dal livello precrisi mentre i Paesi competitors hanno abbondantemente superato quel livello.
Sopranzetti, analizzando il risparmio delle famiglie italiane, tra i più alti del mondo – 10.000 miliardi di euro, 6.000 dei quali nel solo comparto immobiliare – ha rilevato come sia comunque in atto da parte delle imprese un positivo abbandono del sistema ‘bancocentrico’ per il proprio finanziamento a favore del mercato (in quattro anni dal 14% al 33%). Ma è l’incertezza il fattore dominante. Per la prima volta dopo quattro anni le famiglie hanno ripreso a risparmiare, le aziende a ridurre gli investimenti, segno evidente del diffuso timore del futuro.
E’ seguita una tavola rotonda coordinata da Paolo Garonna, Segretario Generale FeBAF. Nel panel interventi di Michelangelo Avello, CFO e Consigliere delegato Gruppo Helvetia Italia; Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI e Assonime; Luca Cosentino, Partner EY; Andrea Sianesi, Dean at MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business; Alessandro Spada, Vice Presidente vicario Assolombarda – Consigliere Camera di Commercio di Milano,Monza Brianza e Lodi; Alessandro Varallo, Amministratore Delegato Banca Aletti – Gruppo Banco BPM