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Autostrade, revoca dopo il voto in Emilia. De Micheli aspetta rilancio Aspi

Decisione su concessioni

M5S per la linea dura ma Renzi (Iv) avverte: «Occorre una base giuridica». Intanto Atlantia (-2,6% ieri in Borsa) è disponibile a una «eventuale riduzione dei pedaggi»

di Manuela Perrone

16 gennaio 2020


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2′ di lettura

ROMA – La decisione finale su Autostrade non arriverà in Consiglio dei ministri prima delle elezioni in Emilia-Romagna. E anche se i segnali lanciati dal premier Giuseppe Conte vanno tutti nella direzione di una revoca della concessione, definita ancora ieri da una fonte qualificata del M5S come «una questione di vita o di morte per il Governo», si intravedono timidi spiragli per una trattativa in extremis. Come la disponibilità di Atlantia, la holding che controlla Aspi e che ha visto di nuovo il titolo scivolare in Borsa (-2,6%), «a discutere un’eventuale riduzione dei pedaggi» ovvero a risedersi al tavolo sulla revisione della concessione interrotto a novembre. Disponibilità che giunge dopo i messaggi distensivi degli ultimi giorni del presidente di Edizione Holding, Gianni Mion.

Al ministero delle Infrastrutture guidato da Paola De Micheli (Pd) è chiusa l’istruttoria sulle inadempienze di Autostrade in relazione alla tragedia del ponte Morandi, costata la vita a 43 persone. Si sta scrivendo la relazione che sarà condivisa in Cdm, con un premier intenzionato a «non fare sconti». L’unica variabile che potrebbe intervenire è un rilancio da parte di Aspi, tale da scalfire il “muro” Cinque Stelle. Altrimenti sarà revoca, nonostante la contrarietà di Italia Viva. «Chi vuole farla – ha ribadito Matteo Renzi a Porta a Porta – deve avere le carte in regola e non deve farlo per prendere un like sui social, sennò costringe i nostri figli e nipoti a pagare decine di miliardi ad Autostrade. Ci vuole una base giuridica».

È proprio la resistenza dei renziani a consigliare di bypassare il 26 gennaio: prima del voto i dem vogliono evitare il fuoco degli ex compagni di partito. Senza dimenticare che per assumere una decisione tanto delicata sarà necessario aver blindato in Parlamento il decreto Milleproroghe.

L’asse principale lungo il quale si prepara il verdetto corre tra Palazzo Chigi e il Mit. Ma pure a Via XX Settembre si riflette, anche se il ministro Roberto Gualtieri si è limitato a sottolineare: «Attendiamo la conclusione della procedura da parte del Mit». Due gli elementi sotto osservazione. Uno è pratico: quanto rischia di dover accantonare già sul bilancio 2020 l’Esecutivo in caso di contenzioso, se i 7 miliardi auspicati grazie alla norma nel Milleproroghe o i 23 stimati in base alla convenzione. L’altro è politico: le ricadute della revoca in termini di credibilità del Paese. La Commissione Ue ha ricevuto la lettera con cui Atlantia ha denunciato la violazione nel Dl del principio comunitario del «pacta sunt servanda»: «La analizzeremo». A breve scriveranno anche gli investitori esteri della società.

La ministra De Micheli è attesa in audizione alla Camera. Ci sarà anche Aiscat, l’associazione dei concessionari, affiancata da un pool di costituzionalisti pronti a dare battaglia. E ci sarà Anas, che secondo il decreto può subentrare nella gestione in caso di revoca.

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