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Bankitalia: ampia riforma fiscale e interventi sulle clausole Iva

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In prospettiva occorre pensare per tempo a una riforma fiscale di sistema. Gli investitori e i risparmiatori hanno bisogno di certezze. Per UpBilancio la nuova Ace aiuterà in particolare le imprese minori

di Davide Colombo

12 novembre 2019


Manovra in Senato: il calendario della sessione di Bilancio

4′ di lettura

Il Paese ha bisogno di un’ampia riforma fiscale, bisogna interrompere gli interventi al margine per disegnare una struttura stabile che dia certezze a chi produce, consuma, investe e risparmia. Il vicedirettore della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, ha chiuso la sua audizione al Senato sulla legge di Bilancio citando le ultime Considerazioni finali del governatore Visco e ha raccomandato il legislatore a non rinviare una riforma fiscale “di sistema” e non ridurre all’ultimo momento, l’anno venturo, la riflessione sulle coperture finanziarie e l’intervento sulle clausole Iva.

Signorini ha confermato le analisi fatte sulla Nadef e le buone prospettive che l’attuale livello dei tassi assicura per una riduzione, in prospettiva, del debito in rapporto al Pil. «Bisogna fornire certezze agli investitori sugli andamento della nostra finanza pubblica. È essenziale» ha affermato, dopo aver passato in rassegna le principali misure previste in manovra, dagli interventi a favore delle imprese a quelli per le famiglie, dalle iniziative di contrasto all’evasione fiscale agli incentivi previsti per i pagamenti tracciabili.

Bene gli incentivi alle imprese e ai pagamenti cashless
Signorini ha apprezzato il fatto che nel disegno di legge si prevedano ora meno entrate dal contrasto all’evasione rispetto a quanto indicato a settembre e il fatto che l’anno venturo le clausole Iva abbiano una portata inferiore, quindi ha sottolineato a più riprese la necessità che le norme applicative siano «il più possibile semplici». In materia fiscale ma anche per le misure di incentivo all’uso dei pagamento elettronici, che Bankitalia vede con favore perché riducono i costi di sistema legati al cash, riducono i rischi di evasione e riciclaggio e possono avvicinare l’Italia alle medie di altri paesi europei. «Persino la Germania – ha detto – che ha una forte transizione all’uso del contante è più avanti dell’Italia, con il 45% delle transazioni effettuate con carte di pagamento contro il nostro 30%».

Nell’audizione è stato offerto, in particolare, un focus sulle misure per le imprese, a partire dai rinnovi di super e iper ammortamento, fino all’Ace: «Nelle valutazioni ufficiali tali interventi accrescono l’indebitamento netto di 0,8 miliardi il prossimo anno, 1,6 nel 2021 e 2 nel 2022 – ha detto Signorini – stimiamo che l’estensione del super- e dell’iper-ammortamento al prossimo anno possa innalzare la spesa per investimenti in beni strumentali di quasi un punto percentuale rispetto al quadro tendenziale».

Infine sulla plastic tax l’attenzione è stata posta sulle compensazioni per i produttori: «l’introduzione di una imposta sulla plastica non compostabile per scoraggiarne – ha affermato Signorini – la produzione e il consumo è in linea con gli obiettivi di una recente direttiva europea per la riduzione della quota di plastica non riciclabile (Direttiva UE n. 904 del 2019). Il processo di modernizzazione tecnologica delle imprese potrebbe però risentire della dimensione ridotta e della breve durata del credito di imposta per l’adeguamento tecnologico degli impianti».

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