Una modifica dei criteri di nomina del direttorio della Banca d’Italia, prevedendo – come avviene anche nella Bundesbank – che le nomine vengano fatte in parte
dal Consiglio dei Ministri e in parte dalla Camera e dal Senato. Alla Banca d’Italia, poi, viene tolta la possibilità di modificare il proprio statuto, attribuendo questa facoltà solo alla legge. Sono le due principali modifiche previste dal disegno di legge “Modifiche dello statuto e degli organi della Banca d’Italia” avanzate dai capigruppo al Senato del M5s, Stefano Patuanelli, e della Lega, Massimiliano Romeo.
Bagnai: esame da luglio, iter con parere Bce
Il testo è stato depositato ma è ancora in attesa del numero che contraddistingue ogni ”Atto Senato” per poi essere incardinato presso la commissione competente, in questo caso la commissione Finanze. Il disegno di legge di riforma della Banca d’Italia «sarà incardinato a luglio, per poi avviare le audizioni e la discussione generale» ma l’iter prevede anche la richiesta di una parere preventivo alla Bce. Lo ha annunciato il presidente della commissione Finanze del Senato, Alberto Bagnai, spiegando che la decisione di interpellare la Banca centrale europea è stata presa «con la presidente del Senato Casellati che aveva segnalato l’esigenza». L’obiettivo della riforma «è un’adeguamento del nostro ordinamento agli standard europei più virtuosi dei paesi del Nord».
I nuovi criteri di nomina del direttorio
Il progetto – spiega la relazione dei proponenti – mira a «evitare che attraverso l’indipendenza si possa esulare dal sistema di bilanciamento e controllo dei poteri tipico delle democrazie liberali». Il cuore del provvedimento prevede che il direttorio dell’istituto, che «governa e dirige la Banca», viene costituito con un decreto del presidente della Repubblica ed è un organo collegiale composto dal Governatore, da un direttore generale e da tre vice direttori generali. «Il governatore, il direttore generale e uno dei vice direttori generali – è scritto
nel testo – sono nominati su proposta del presidente del consiglio dei ministri, prevista deliberazione del consiglio dei ministri. Due vice direttori generali sono eletti, uno dalla Camera dei deputati e uno dal Senato della Repubblica, a
scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei presenti».
Il confronto con la normativa attuale
Attualmente c’è una precisa procedura per la nomina del governatore della Banca d’Italia. È necessario un decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Per le nomine e i rinnovi degli altri membri del Direttorio, invece, un ruolo fondamentale lo ha attualmente il Consiglio superiore di Bankitalia, composto dal Governatore e da 13 consiglieri scelti tra personalità imprenditoriali, libero-professionisti docenti universitari e dirigenti della pubblica amministrazione. Il Consiglio, su proposta del Governatore, nomina il Direttore generale e i Vice Direttori generali. Ma le nomine e i rinnovi debbono essere poi approvati con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri di concerto col Ministro dell’Economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri. Il parere del Cdm quindi non è vincolante.
I requisiti richiesti
Chiaramente il progetto M5s-Lega prevede che per essere nominati membri del Direttorio sia necessario essere in possesso di specifici requisiti, tra i quali la «cittadinanza italiana e comprovate qualifiche». Per questo vengono individuati «tra i dipendenti di Banca d’Italia, professori universitari ordinari in materie economiche o giuridiche o personalità dotate di alta e riconosciuta esperienza in settori economici e organi costituzionali».
Il confronto con la Germania
Nella relazione che illustra il provvedimento viene spiegato che «in otto delle diciannove banche centrali dell’Eurosistema, il Parlamento è coinvolto in forme più o meno penetranti nella nomina dei membri del direttori; in sette altri casi nella nomina del direttorio è coinvolto a vario livello il governo». Viene in particolare fatto riferimento allo statuto della Bundesbank per la quale tre cariche apicali del direttorio sono designate dal governo e altre tre dal Bundesrat di concerto col governo federale. Rispetto al progetto presentato, comunque,
esistono alcune differenze: nella riforma proposta la maggioranza dei membri sarebbe di nomina governativa e in Germania l’autonomia della banca centrale, nella sua operatività, è tutelata da un articolo costituzionale.
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