Cala spesa famiglie, aumenta il risparmio. Previsto ancora calo dell’Euribor
Sul fronte delle famiglie Bankitalia stima che la spesa, fortemente diminuita nel primo trimestre a seguito delle misure di contenimento dell’epidemia, abbia continuato a flettere anche in aprile, per recuperare parzialmente in maggio. Le indagini più recenti suggeriscono che la contrazione del reddito disponibile, l’incertezza e il conseguente aumento del risparmio precauzionale potrebbero pesare sui consumi nel resto dell’anno. Nel primo trimestre la spesa delle famiglie residenti è scesa del 6,6 per cento sul periodo precedente. Il calo è stato più pronunciato per i consumi di beni semidurevoli e durevoli. Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali è diminuito dell’1,7 per cento rispetto al trimestre precedente , riflettendo la riduzione dei redditi da lavoro. La propensione al risparmio è aumentata decisamente, al 12,5 per cento. Poi una stima che riguarda da vicino le famiglie con mutuo a tasso variabile: il tasso di interesse a tre mesi sul mercato interbancario (Euribor), pari a -0,4 per cento quest’anno, scenderebbe marginalmente, a -0,5, nel prossimo biennio.
Famiglie in difficoltà, difficoltà nel pagare le rate dei mutui
Metà delle famiglie intervistate nell’ambito di un’indagine straordinaria condotta dalla Banca d’Italia tra la fine di aprile e l’inizio di maggio si attende un peggioramento della propria condizione economica nei successivi dodici mesi e ha intenzione di rivedere la composizione dei consumi, riducendo le spese per turismo e attività ricreative2. I nuclei familiari con redditi più bassi, maggiormente colpiti dall’emergenza, segnalano difficoltà nel pagamento delle rate sui debiti esistenti e il timore di dovere intaccare il risparmio per sostenere le spese correnti.
Metà delle imprese pessimista: calo della domanda proseguirà
Più della metà delle imprese si attende un calo della domanda per i successivi tre mesi anche nell’indagine di giugno, ma il saldo negativo tra le aspettative di riduzione e quelle di aumento si è fortemente ridimensionato rispetto alla precedente rilevazione, passando da -46,4 a -4,8. La media delle aziende dei servizi e dell’industria in senso stretto stima che la propria attività ritorni ai livelli antecedenti la crisi sanitaria in circa nove-dieci mesi. Poco più di un quinto delle imprese reputa di avere già raggiunto o superato un fatturato comparabile con quello precedente la pandemia; il 3 per cento ritiene di non tornare a realizzare tali livelli di produzione. Nelle costruzioni il tempo necessario per un recupero completo dell’attività è in media stimato in otto mesi, mentre circa il 30 per cento delle imprese indica già livelli produttivi uguali o superiori a quelli prevalenti prima dell’epidemia. Il saldo fra i giudizi di miglioramento e di peggioramento delle condizioni per investire rimane negativo, sebbene in lieve recupero rispetto a quello della scorsa indagine.
Timidi segnali di ripresa del lavoro nel secondo trimestre
In maggio è tornata a salire la partecipazione al mercato del lavoro (0,9 per cento; -2,9 per cento in aprile). Il forte aumento dell’attività di ricerca di lavoro attraverso il motore di ricerca Google, registrato in giugno e luglio, prelude verosimilmente a una prosecuzione del recupero nei mesi estivi. La minore partecipazione nella media dei mesi di aprile e maggio si è riflessa in una sensibile riduzione del tasso di disoccupazione, che si è portato al 7,2 per cento (1,4 punti percentuali in meno rispetto al bimestre
precedente). Le indagini sulla fiducia delle imprese condotte dall’Istat in giugno segnalano per il trimestre successivo alla rilevazione l’aspettativa di un’ulteriore riduzione dell’occupazione, seppure meno accentuata nel confronto con quella desumibile dall’indagine di maggio.
Scenario drammatico per il turismo: nel 2022 ancora -25% sul 2019
Per quanto riguarda il turismo, Bankitalia stima che gli arrivi dei turisti stranieri, dopo essersi interrotti nel secondo trimestre, non aumentino in misura significativa nei mesi estivi e riprendano molto gradualmente a partire dalla fine dell’anno. Andamenti simili sono ipotizzati per il turismo italiano all’estero. Nel 2022 entrambi i flussi sarebbero ancora inferiori ai livelli del 2019 (di circa il 25 per cento)3. All’effetto diretto sul PIL delle minori esportazioni nette di servizi associati al turismo si accompagnano quelli indiretti connessi con la caduta dell’occupazione nel settore – in larga misura caratterizzata da bassi livelli di protezione – e la conseguente contrazione dei redditi e dei consumi. L’impatto negativo sulla crescita del prodotto è stimato in 2,5 punti percentuali di PIL quest’anno e in circa 0,9 nel 2021; solo nel 2022 si osserverebbe un parziale recupero, nell’ordine di mezzo punto percentuale.