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Bankitalia: stima Pil in calo del 9,2% nel 2020, rimbalzo del 4,8% nel 2021

le previsioni

Sono le previsioni nel caso in cui il contagio si fermi. Nello scenario peggiore il crollo è del 13%

di Davide Colombo e Carlo Marroni

(ANSA)

Sono le previsioni nel caso in cui il contagio si fermi. Nello scenario peggiore il crollo è del 13%

5 giugno 2020


4′ di lettura

Il Pil in caduta del 9,2% nella media per il 2020, e in ripresa nel 2021 del 4,8% e del 2,5% nel 2022. Sono queste le proiezioni macroeconomiche di base per l’Italia nel triennio elaborate dagli esperti della Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema. All’andamento nell’anno in corso – secondo Via Nazionale – contribuirebbe, oltre alla caduta della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, il decremento della domanda interna, in seguito alla sospensione di alcune attività economiche per il contenimento del contagio e alle ripercussioni della crisi epidemica sull’occupazione e sui redditi delle famiglie. «La ripresa del PIL, dal secondo semestre di quest’anno, sarebbe in larga parte attribuibile al graduale venir meno degli effetti connessi con le misure di contenimento; le ripercussioni della contrazione della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportamenti più cauti di famiglie e imprese avrebbero invece effetti più persistenti, rallentando il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre-crisi».

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Gli effetti del calo della domanda estera e del calo dei flussi turistici

La pandemia in corso e le conseguenti misure di contenimento hanno comportato forti contrazioni nell’attività produttiva in tutti i principali paesi. Il PIL mondiale è stimato in forte arretramento quest’anno, con effetti molto marcati sugli scambi commerciali. Nella proiezione di base Bankitalia ipotizza che la domanda estera per i beni prodotti nel nostro paese si riduca del 13,5 per cento nel 2020 e torni a espandersi nel prossimo biennio. Ulteriori ripercussioni sull’attività economica derivano dalla caduta dei flussi turistici internazionali. «Sottostante a questo scenario vi è l’ipotesi che la diffusione della pandemia rimanga sotto controllo a livello globale e in Italia e che pertanto prosegua la graduale rimozione delle misure di contenimento del contagio e l’attenuazione delle loro ripercussioni economiche».

Il contributo dei decreti del governo, un’iniezione del 2% al prodotto
Le misure della politica di bilancio di sostegno diretto alla domanda, incluse nei decreti legge “Cura Italia” e “Rilancio”, per Bankitalia fornirebbero un contributo significativo nel mitigare la contrazione del PIL nell’anno in corso, valutabile secondo i moltiplicatori tradizionali in oltre 2 punti percentuali. «Alcune misure, come la moratoria sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti sarebbero inoltre essenziali a scongiurare il materializzarsi di possibili effetti non lineari associati a gravi conseguenze finanziarie, evitando una crisi di liquidità, mantenendo aperte le linee di credito delle imprese e soddisfacendo il fabbisogno di fondi indotto dalla crisi».

La drastica frenata dei consumi delle famiglie e gli investimenti

I consumi delle famiglie si ridurrebbero quest’anno a ritmi analoghi a quelli del PIL, risentendo principalmente delle limitazioni connesse ai provvedimenti di sospensione dell’attività e della contrazione dell’occupazione e del reddito disponibile, seppure attenuata dalle misure espansive; la ripresa sarebbe in linea con quella del prodotto nel 2021 e più moderata l’anno successivo, in parte per l’esigenza di ricostituire i livelli di ricchezza colpiti dalla crisi. Gli investimenti, risentendo della incertezza sulle prospettive dell’attività economica, scenderebbero del 15% nel 2020 e recupererebbero circa due terzi della diminuzione nel biennio successivo. Le esportazioni di beni e servizi si ridurrebbero di quasi il 16% nel 2020, riflettendo l’andamento della domanda estera e il sostanziale arresto nell’anno in corso dei flussi turistici internazionali, per poi tornare a crescere nei due anni seguenti. Le importazioni seguirebbero una dinamica simile.

Inflazione resta piatta, il colpo all’occupazione

L’occupazione, misurata in termini di ore lavorate, diminuirebbe quest’anno di quasi il 10 per cento, per poi recuperare metà della caduta nel 2021. Il numero di occupati si ridurrebbe tuttavia in misura più contenuta, attorno al 4% nel 2020, grazie all’esteso ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG). L’inflazione rimarrebbe pressoché nulla quest’anno e il prossimo, riflettendo gli effetti della caduta del prezzo del petrolio e del forte ampliamento dei margini di capacità inutilizzata, risalendo gradualmente nel 2022. L’inflazione di fondo risentirebbe nel complesso della debolezza della domanda, rimanendo su valori molto contenuti.

Fonte

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