È in arrivo una svolta “green” per il portafoglio titoli della Banca d’Italia. La gestione pur rimanendo passiva adotterà un criterio aggiuntivo per la selezione dei titoli per puntare su azioni di società che vantano le migliori prassi ambientali, sociali e di governance (i fattori «ESG», acronimo di Environmental, Social and Governance). La notizia è stata diffusa ieri da palazzo Koch e riguarda per il momento solo il portafoglio azionario dell’area dell’euro, pari a circa 8 miliardi (pari al 6% degli investimenti finanziari in euro), che comprende titoli di oltre 140 aziende quotate. «La decisione – si legge in una nota – è dettata dall’obiettivo di valorizzare la responsabilità sociale delle imprese e di migliorare la gestione del rischio finanziario e reputazionale».
Una rotazione di portafoglio di valore storico
La mossa, oltre al significato politico di maggiore attenzione agli impatti socio-ambientali delle attività finanziarie, rappresenta una novità storica per via Nazionale. Bankitalia aveva cominciato a investire in azioni di società quotate negli anni sessanta per diversificare il suo portafoglio e per sostenere le imprese italiane. Negli anni sono poi entrate le azioni delle imprese dell’area dell’euro, mentre negli Usa e in Giappone gli investimenti azionari sono effettuati attraverso l’acquisto di quote di prodotti di investimento collettivo (per un totale di 1,3 miliardi).
Gestione passiva e banche escluse
La selezione dei titoli in portafoglio è fatta attraverso la replica passiva degli “indici generali” delle principali borse mondiali: il FTSE italiano, l’Eurostoxx, il MSCI giapponese, lo S&P500 statunitense. Con l’attenzione di escludere sempre le azioni di banche e assicurazioni, per non incorrere in possibili conflitti di interesse. Nel caso dei titoli italiani, per esempio, gli investimenti riguardano tutte le società a maggiore capitalizzazione (sopra i 500 milioni di euro) presenti nell’indice FTSE. Mentre per gli investimenti dell’Eurostoxx,, un indice enormemente più ampio, Bankitalia utilizza un modello di replica statistica che seleziona i titoli in modo da garantire una neutralità settoriale. Con la stessa logica di diversificazione massima e di neutralità, gli investimenti sui mercati Usa e Giappone sono effettuati unicamente attraverso l’acquisto di ETF o la sottoscrizione di quote di fondi comuni.
La ricomposizione entro sei mesi
L’approccio “green” non muterà la policy di investitore prudente, attento alle migliori prassi internazionali, e orientato a valorizzare le risorse impegnate senza influenzare i mercati. Resteranno esclusi i titoli bancari e assicurativi e nella scelta del peso da assegnare ai titoli nel portafoglio si utilizzeranno anche criteri ESG. Fuori dal portafoglio resteranno anche società che operano prevalentemente in settori ad alto rischio: tabacco e armi nucleari, chimiche o biologiche, non conformi ai principi dell’UN Global Compact. La transizione al nuovo modello di gestione del portafoglio investito su euro area e Italia sarà completata nel primo semestre del 2019.
Migliora l’impronta ambientale
Per effetto dei nuovi criteri adottati, i portafogli azionari della Banca miglioreranno la propria impronta ambientale in termini di emissioni totali di gas serra (-23% circa, pari a -0,76 milioni di tonnellate), di consumo di energia (-30% circa, equivalenti a 7,67 milioni di giga joule) e di consumo di acqua (-17% circa, pari a 6,95 milioni di metri cubi).
Queste modifiche dei portafogli – si spiega in un focus pubblicato sul sito di Bankitalia – producono un impatto equivalente a quello che si avrebbe azzerando i consumi annui di energia di circa 140 mila abitazioni e gli usi idrici di oltre 123 mila famiglie. Anche in termini di riduzione delle emissioni di gas serra i risultati raggiunti sono considerevoli: il calo è equivalente all’annullamento delle emissioni annue di 185 mila famiglie. Come detto, oltre all’impatto ambientale, i nuovi criteri adottati riguardano anche gli aspetti sociali e di governance delle aziende selezionate.
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