Comincia in salita il cammino del Dl fiscale, appena assegnato alla commissione Finanze della Camera. I primi a mobilitarsi contro il provvedimento collegato alla legge di Bilancio 2020 sono i benzinai, che incroceranno le braccia per 48 ore consecutive, dalle 6 di mercoledì 6 novembre alle 6 di venerdì 8 novembre. A promuovere lo sciopero nazionale dei gestori degli impianti stradali e autostradali di distribuzione carburanti sono Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio per protesta contro il Governo, accusato di gravare la categoria con «adempimenti inutili e cervellotici» e un carico fiscale eccessivo.
Nel mirino dei sindacati dei gestori sono finite misure come la fatturazione elettronica, i registratori di cassa telematici «anche per fatturati di 2mila l’anno» e la rimodulazione dell’Indice Sintetico di Affidabilità (Isa) «irraggiungibile per i gestori». Ma l’elenco comprende anche «l’introduzione di Documenti di Trasporto (Das) e modalità di Registrazione giornaliera in formato elettronico», e «l’invio dei corrispettivi giornalieri in formato elettronico fino al gravame fiscale e contributivo per i gestori che non ricevono da fornitori e Agenzia delle Entrate i documenti necessari per la loro contabilità».
I nuovi adempimenti previsti dall’Esecutivo Conte – spiega una nota delle associazioni di categoria – duplicano quelli esistenti «e non hanno alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o all’infedeltà fiscale: si trasformano i gestori in controllori dell’intera filiera con responsabilità (anche penali) che non sono connesse con la loro attività». La protesta, prosegue la nota, è rivolta anche contro «le compagnie petrolifere e alla miriade di soggetti diventati titolari di impianti», accusati di non rispettare i contratti in essere e di opporsi al rinnovo degli accordi economici scaduti da tempo, «negando persino il riconoscimento dei maggiori costi di gestione scaricati in capo ai gestori».