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BTp, rendimenti ai minimi dal 2016 ma non esiste il “tesoretto” dello spread

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«Visto che lo spread si è abbassato, si potrebbe cominciare ad eliminare quella tassa odiosa che è il bollo auto». Il vicepremier Luigi Di Maio parla come se il calo dello spread BTp-Bund producesse una sorta di “tesoretto”. Un regalo finanziario. E lo fa proprio nel giorno in cui il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, nonostante la quasi-crisi di Governo, tocca il minimo dal 22 maggio 2018, a 186 punti base.

Eppure se da un lato questo calo porta un ovvio sollievo per i conti pubblici, dall’altro non bisogna dimenticare che l’Italia continua a pagare tassi d’interesse molto più elevati di tutti gli altri Paesi europei, Grecia esclusa. La Spagna offre agli investitori 1,14 punti percentuali meno di noi. Il Portogallo 1,08 punti in meno. Persino sommando algebricamente i rendimenti di tutti i titoli di Stato decennali di tutti i Paesi dell’area euro – escludendo la sola Grecia – si arriva a 1,19 punti percentuali cumulati: cioè molto meno del rendimento dei soli BTp decennali (1,55%). Questo calcolo, sebbene puramente evocativo, mostra un’amara verità: il “tesoretto” – se esiste – non si trova certo in Italia.

I benefici del mini-spread

Bene inteso: è indubbio che i rendimenti dei nostri titoli di Stato abbiano registrato nell’ultimo mese e mezzo un drastico calo. Oggi sono negativi i tassi d’interesse dei BoT e dei BTp fino alla durata biennale. Nulla di paragonabile con la Germania, che è sotto zero fino ai 15 anni, ma comunque si tratta di una cosa positiva per l’Italia. Rispetto al 31 maggio scorso, i BTp decennali sono scesi dal 2,74% (massimo di quella giornata) all’1,55% attuale (minimo da ottobre 2016). E tutte le scadenze dei BTp si sono mosse in questo modo: in veloce ribasso.

Se questi rendimenti venissero “cristallizzati” nel tempo, per le casse dello Stato piano piano si accumulerebbe un certo risparmio rispetto ai livelli più elevati visti nei mesi scorsi. In base ai dati del Def, calcola Chiara Manenti (economista di Intesa Sanpaolo) che un calo permanente di 100 punti base dei tassi d’interesse su tutte le scadenze dei titoli di Stato italiani produrrebbe un risparmio di circa 2 miliardi il primo anno e di 4,9 miliardi il secondo. Il beneficio del ridimensionamento dello spread è dunque evidente. Ma da qui a pensare come impiegare il risparmio, ce ne passa: questo è solo un minore fardello, non certo un “tesoretto”.

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