Maggioranza nel caos sull’Ilva. Dall’Aula di Montecitorio, dove si sta chiudendo in questi minuti la votazione del decreto crescita, arriva una clamorosa contraddizione, a certificare che sul tema dell’“immunità penale” per i dirigenti della nuova proprietà ArcelorMittal l’accordo tra Lega e M5S sembra ancora lontanissimo. Due ordini del giorno, entrambi con parere positivo del governo, vanno in direzioni completamente opposte: la Lega impegna il governo a considerare la possibilità di rivedere la normativa che cancella l’esimente penale dal 6 settembre 2019, i Cinque Stelle impegnano il governo a rivedere la norma sulla continuità produttiva per gli stabilimenti di carattere strategico in caso di sequestro, in pratica aprendo in questo caso al fermo dell’ex Ilva di Taranto. Poi la sorprendente retromarcia, con i Cinque Stelle che ritirano l’ordine del giorno a firma Giovanni Vianello, dopo una scontro che ha riguardato anche un odg M5S volto a stoppare la proroga della concessione Eni nella Val d’Agri.
In particolare, l’ordine del giorno dei deputati leghisti (n. 144 di quelli in votazione), approvato dall’Aula, impegna il governo «a verificare la coerenza dei più recenti interventi normativi di modifica della disciplina inerente l’Ilva con gli accordi intervenuti in sede di cessione dei complessi aziendali e con le previsioni contenute nell’ambito delle procedure di individuazione dell’acquirente, nonché l’eventuale impatto dei predetti interventi normativi sulle prospettive di crescita aziendale e di mantenimento dell’attuale livello occupazionale».
L’odg di Vianello (M5S) – n. 169, ritirato dopo aver ricevuto il parere positivo del governo – impegna invece l’esecutivo a «valutare l’opportunità di modificare la disciplina che regola la continuità produttiva degli stabilimenti di interesse strategico nazionale sottoposti a sequestro adeguandola alla ordinaria disciplina vigente per tutte le altre imprese che esercitano sul territorio nazionale».
Non è un dettaglio giuridico. Come noto lo stabilimento è sotto sequestro dal 2012 e la sua continuità produttiva è garantita proprio dal carattere strategico nazionale previsto dal decreto legge 92 del 2015.
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