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Casa, dal catasto alla cedolare secca: così potrebbero cambiare le tasse

Le proposte del Parlamento

In vista della riforma fiscale la Commissione bicamerale di vigilanza sull’Anagrafe tributaria fornisce al Governo nuovi spunti per rivedere la tassazione immobiliare

di Marco Mobili

20 febbraio 2020


(fusolino – Fotolia)

3′ di lettura

Dalla riforma del catasto all’estensione della cedolare secca sugli affitti; dall’Imu precompilata all’anagrafe degli immobili. Sono alcuni dei suggerimenti che la Commissione bicamerale per la vigilanza dell’anagrafe tributaria vuole fornire al Governo per modificare la tassa sul mattone in termini di maggiore equità e di semplificazione di regole ed adempimenti. Spunti indicati nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva portata avanti in questi primi anni di legislatura da deputati e senatori sulla riforma della fiscalità immobiliare.

Il documento votato e approvato, come riporta l’agenzia di stampa Public Policy, evidenzia l’obsolescenza del sistema estimativo catastale, fondato su una base normativa del ’39 e mai sostanzialmente modificata. Per altro definita in un contesto troppo differente dall’attuale patrimonio immobiliare. Il solo intervento di “peso” risale al periodo 1988-89 con la revisione generale degli estimi del catasto edilizio urbano.

La riforma del catasto parte dal metro quadrato
La commissione, nelle conclusioni, rilancia la riforma del catasto ripartendo da uno dei cardini della delega fiscale del 2014 arrivata a un passo dall’attuazione ma poi bloccata in Cdm dall’allora premier Matteo Renzi. Ovvero definire come unità di misura degli immobili il metro quadrato catastale al posto delle attuali tre unità di consistenza (vano, mq. e mc.). Per la bicamerale, inoltre, va superato il criterio esclusivamente statistico nella definizione della rendita proprio nell’ipotesi di revisione del sistema estimativo catastale formulata dalla vecchia delega del 2014.

Necessario per senatori e deputati prevedere un coinvolgimento diretto del cittadino chiedendo ad esempio ai titolari delle unità immobiliari speciali (capannoni, edifici produttivi, centri commerciali e altro) di presentare relazioni di stima diretta applicando a scelta il criterio di mercato, di costo o di reddito. Non solo. Nelle definizioni della rendita, inoltre, andrebbero considerati anche elementi posizionali (quali l’affaccio) e urbanistici. In sostanza si dovrebbe arrivare a definire un concetto di dinamicità della rendita che possa variare in ragione di situazioni puntuali che determinino una variazione del valore reale dell’immobile.

Passaggio graduale dal vecchio al nuovo estimo
Per non impattare negativamente su famiglie e imprese, secondo la bicamerale si potrebbero attribuire ad ogni unità immobiliare nuovi valori e nuove rendite mantenendo i vecchi estimi e l’attuale sistema di tassazione per un periodo transitorio accompagnato da test in grado di elaborare parallelamente le stesse imposte sulla base dei nuovi valori e rendite emulando così tutte le varie situazioni. Sarebbe in tal modo possibile testare le possibilità di variazione da apportare alle aliquote al fine di mantenere invariato il prelievo fiscale complessivo.

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