Visite, passeggiate negli oliveti, corsi di degustazione e di abbinamento al cibo possono diventare attrattori turistici per un pubblico di viaggiatori sempre più portato alle esperienze e alle peculiarità dei territori. E così dopo la legge che regolamenta l’enoturismo ecco che le Marche si dotano anche di una normativa sull’oleoturismo. “Quanto deliberato dalla giunta regionale lunedì scorso – spiegano da Coldiretti – darà la possibilità alle aziende agricole del settore di incontrare un segmento di mercato crescente nei numeri, composto da quanti amano visitare frantoi, tuffarsi nei gusti e nelle tradizioni”. Un trionfo del gusto e delle varietà per chi visiterà le Marche. Le attività oleoturistiche accompagneranno i visitatori nei luoghi di produzione e di coltura, alla scoperta degli attrezzi tra storia e innovazione tecnologica, proponendo abbinamenti, degustazioni, attività didattiche e ricreative coinvolgendo prodotti trasformati dalla stessa azienda agricola o comunque della tradizione marchigiana. E ci sarà davvero l’imbarazzo della scelta se pensiamo all’ineguagliabile ricchezza della biodiversità nella nostra regione. Tra Coroncina, Mignola, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia e Sargano di Fermo, tutte certificate come Sigilli di Campagna Amica, ci sono anche Ascolana Tenera, Carboncella, Orbetana, Rosciola dei Colli Esini, più le importanti e diffuse nei secoli Frantoio e Leccino. Nelle Marche si contano circa 9.600 ettari (oltre il 35% bio) di oliveti e sono presenti 160 frantoi. La media produttiva degli ultimi anni è di circa 3mila tonnellate con una qualità ottimale e due denominazioni certificate: il Cartoceto Dop e il Marche Igp. Un settore che vale circa 15,6 milioni di euro di produzione con un export da 1,5 milioni di euro (soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone). La legge prevede inoltre l’istituzione di un’adeguata formazione per il personale e un apposito albo regionale degli operatori.