Boccia: ora misure inedite, bene prestiti a 30 anni
Prestiti a 30 anni per le imprese. L’ipotesi allo studio del Governo è apprezzata dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervenuto alla presentazione del Rapporto del Centro studi: «Apprezziamo le dichiarazioni del ministro Patuanelli: assicurare a tutte le imprese, piccole, medie e grandi, la liquidità necessaria a breve, da ripagare in 30 anni, per garantire la tenuta dei fondamentali economici e prepararsi alla riapertura e al riassorbimento dei livelli occupazionali». Per Boccia «la priorità è potenziare con immediatezza il Fondo di garanzia in modo da consentire alle banche di agire con tempestività. In questa fase di transizione bisogna affrontare la sopravvivenza economica, ci sono imprese con fatturati prossimi allo zero, servono interventi inediti e non convenzionali».
«Appello a imprese: rispettate pagamenti»
Non solo. «La tenuta del sistema economico e delle filiere dipende però anche da noi, dalla nostra etica della responsabilità e dai nostri comportamenti, per questo faccio un appello a tutte le nostre imprese – scrive il presidente di Confindustria, con le parole del presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia – mantenere gli impegni presi nei pagamenti, salvo gravi e comprovate difficoltà, è la decisione che garantisce continuità a tutto il nostro sistema». Inoltre, «il debito deve essere reso sostenibile, quindi gli Eurobond devono diventare un elemento essenziale, orientando le risorse europee, senza vincoli ma con chiari fini».
Con decreto Aprile da 25 miliardi minor calo Pil di 0,5 punti
Le prospettive economiche, in questa fase di emergenza sanitaria, «sono gravemente compromesse». E «non è chiaro con quali tempi esse potranno essere ristabilite neppure dal lato dell’offerta», dice ancora il Centro studi di Confindustria, spiegando che le previsioni rese note oggi si
basano sull’ipotesi di una graduale ripresa delle imprese attive: dal 40% di inizio aprile, al 70% di inizio maggio, al 90% a inizio giugno ed al 100% a fine mese. Servono interventi di politica economica, immediati e di carattere straordinario. «Al netto di alcune sgrammaticature, gli intenti» del decreto Cura Italia «sono condivisibili ma la dimensione degli interventi è largamente insufficiente».
È stata anticipata da parte del Governo l’intenzione di varare un ulteriore intervento in aprile, di portata analoga a quello di marzo (circa 25 miliardi), di cui però al momento non sono disponibili i dettagli sulle singole misure. Il Centro studi Confindustria stima che, «se le nuove misure in cantiere fossero analoghe a quelle del primo intervento e finanziate integralmente con risorse europee, si potrebbe avere un minor calo del Pil in Italia nel 2020 per circa 0,5 punti rispetto allo scenario di base, senza impatti sul deficit pubblico»
Con imprese a rischio è a rischio Italia
Per il CsC l’epidemia «esercita una pressione senza precedenti sulla capacità di resilienza del nostro sistema produttivo» e «dalla sua tenuta dipendono le prospettive di rilancio, una volta terminata l’emergenza sanitaria». Infatti dall’industria dipendono direttamente o indirettamente un terzo circa di tutti gli occupati nel nostro Paese e originano circa la metà delle spese in R&S e degli investimenti necessari ad aumentare il potenziale di crescita dell’economia». Ecco perché «è urgente evitare che il blocco dell’offerta ed il crollo della domanda provochino una drammatica crisi di liquidità nelle imprese» che può «mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa di intere filiere produttive».