Fermiamo paura della firma
«Basta paura: conviene sbloccare. Arriva una piccola rivoluzione per i funzionari pubblici. Con la nuova normativa – ha sottolineato Conte durante la conferenza stampa – ci saranno più rischi per il funzionario che tiene ferme le opere, non per quello che li sblocca: siamo arrivati a una situazione perversa per cui fa carriera chi non firma e chi si assume responsabilità rischia di esporsi a un soverchio danno. Dobbiamo fermare la paura della firma».
Italia Veloce: 113 mld per ferrovie, 54 strade e autostrade
Il costo delle opere inserite nel piano “Italia veloce” messo a punto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e presentato con il dl semplificazioni ammonta a 196,7 miliardi di euro, di cui poco più di 131 miliardi già disponibili e oltre 65 di fabbisogno. Dei quasi 200 miliardi di investimenti, circa 113 miliardi – si evince dalle slide del ministero – sono destinati alle ferrovie con nodi urbani, 54 a strade e autostrade, quasi 21 al trasporto rapido di massa delle città metropolitane, 5,1 miliardi ai porti e 3,1 miliardi agli aeroporti.
Dadone: misuriamo e pubblichiamo tempi pratiche Pa
Alla conferenza stampa a Palazzo Chigi ha partecipato anche la ministra della P.a, Fabiana Dadone. «C’è il dovere di misurazione e pubblicazione dei tempi di erogazione delle pratiche della Pubblica Amministrazione», ha detto, per capire quanto gli uffici impiegano «a fornire una carta d’identità o la cig o la pensione d’invalidità». I tempi di erogazione delle pratiche , ha aggiunto Dadone, saranno pubblicati sui siti delle amministrazioni e parametrati a quelli previsti dalla legge».
Entro settembre agenda 2020-2023
«Entro il 30 settembre», ha annunciato Dadone, verrà presentata «l’agenda per la semplificazione 2020-2023». L’obiettivo, ha spiegato, «sta nel discutere insieme a Regioni ed enti locali sulle procedure da semplificare».
Pisano: cloud nazionale,Paese più libero
Anche la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano ha partecipato alla conferenza stampa. Quanto «alle infrastrutture cloud, che gestiscono i dati nel nostro Paese», ha ricordato che «nel decreto c’è una norma per razionalizzare 11 mila data center di 23 mila amministrazioni pubbliche , che rappresentano anche un aumento dei costi». Avere«“un cloud nazionale» per gestire «servizi e dati strategici – ha aggiunto la ministra -, significa preservare sicurezza, privacy e aumentare le competenze, tre variabili queste senza cui un Paese non è libero». In questo modo inoltre, ha sottolineato Pisano,«si dà anche più rapidità nello sviluppo dei sevizi digitali e i dipendenti potranno anche lavorare da remoto».