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Dal punto di vista strettamente formale, le decisioni assunte dalla Commissione europea sul versante della disciplina di bilancio, non sono altro che una “rilettura” in chiave di maggiore e più estesa flessibilità, delle regole vigenti. Dal punto di vista sostanziale, si tratta di un ulteriore passo verso l’implicita riscrittura di quelle stesse regole. Si è scelta la strada più semplice e con effetti immediati. L’alternativa, quella della modifica dei Trattati (che pure resta tra le opzioni sul medio periodo) è oggettivamente impraticabile oggi. Quando c’è un incendio, occorre attivare l’estintore.
L’utilizzo della “clausola di crisi generale”.
Di fatto l’attivazione di tale clausola, presente nel Patto di stabilità, consente agli Stati membri (e l’Italia è pronta a fruirne) di deviare dal percorso di aggiustamento verso gli obiettivi di bilancio assunti prima dell’esplodere dell’epidemia da coronavirus. In sostanza, come ribadiscono il vice presidente esecutivo Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni nella loro lettera di risposta al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, le spese che il governo si accinge ad autorizzare per far fronte all’emergenza, soprattutto in campo sanitario, verranno assimilate a interventi “one off”, di carattere straordinario. Non verranno in poche parole conteggiate ai fini del calcolo del deficit strutturale, il parametro chiave cui guardano le regole europee.
Spesa pubblica in deficit
Eventi eccezionali già contemplati dal dispositivo del Patto di stabilità, al pari degli effetti di una grave recessione. Eventi che vengono qualificati come al di fuori del controllo dei singoli Stati. La Comunicazione della Commissione apre la strada. Ora toccherà ai ministri finanziari e già in occasione della doppia riunione Eurogruppo/Ecofin del 16 e 17 marzo dovrebbe giungere il via libera. Si ricorre dunque all’arma della spesa pubblica in deficit per sostenere le imprese che stanno subendo i colpi della crisi, in particolare nei settori dei trasporti o del turismo, oltre che sul mercato del lavoro, e per potenziare i sistemi sanitari nazionali messi a dura prova dall’esplodere dell’epidemia. La clausola di crisi generale in poche parole sospende temporaneamente il percorso verso l’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio) e costituisce una prima, importante risposta di Bruxelles all’incalzare della crisi, ormai chiaramente percepita come una seria minaccia per la stabilità economica dell’intera eurozona, al pari (se non in misura maggiore) della crisi finanziaria del 2008. Quando cesserà l’emergenza, si tornerà al normale percorso di convergenza verso gli obiettivi programmati, ma al momento nessuno è in grado di prevedere quando tutto ciò potrà avvenire.
La disciplina degli aiuti di Stato
Tra le decisioni “audaci e coraggiose” cui ha fatto riferimento le presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, rientra anche la sostanziale estensione della regola relativa agli “eventi eccezionali” anche agli interventi diretti che gli Stati stanno per varare con l’obiettivo di sostenere i settori produttivi maggiormente colpiti dall’emergenza coronavirus. Anche da questo punto di vista, se pur con ritardo, la Commissione Ue imbocca la strada della rilettura in chiave di flessibilità di un altro dei pilastri dell’architettura economica europea. Non è tempo di brandire l’arma delle procedure di infrazione. Occorre voltare pagina, nella consapevolezza che solo un’azione congiunta e coordinata tra Commissione europea, Bce e i governi nazionale potrà scongiurare l’insorgere di una nuova, grave crisi finanziaria che provocherebbe una recessione profonda con perdita di milioni di posti di lavoro. Il bazooka anticrisi sta in sostanza prendendo corpo, e l’aspettativa è che paesi come la Germania o la Francia (che solo ora con colpevole ritardo stanno prendendo atto della gravità della crisi) adottino rapidamente drastiche misure di contenimento del virus, sull’esempio di quanto sta facendo il nostro paese.
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