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Coronavirus, cassa integrazione estesa ai piccoli: boom di richieste

Serviziooltre l’emergenza

Smart working, ferie e permessi arretrati, ammortizzatori sociali: gli strumenti a disposizione delle aziende per salvaguardare i dipendenti durante i periodi di chiusura

di Valentina Maglione e Valentina Melis

16 marzo 2020


Smart working per chi può. Ferie e permessi per chi ne ha. E uso massiccio degli ammortizzatori sociali. È così che le aziende si stanno organizzando per affrontare la serrata decisa – gradualmente – con lo scopo di contrastare la diffusione del coronavirus. Mentre un aiuto ad andare avanti, per chi può restare aperto, è arrivato sabato con la firma dell’accordo tra Governo e parti sociali per la salute sui luoghi di lavoro.

Perché si chiude
La chiusura delle attività produttive è un processo iniziato a fine febbraio con le zone rosse dei dieci Comuni del Lodigiano e di Vò in Veneto. Poi è arrivato lo stop agli spostamenti e agli «assembramenti» in Lombardia e in 14 province deciso l’8 marzo ed esteso poi a tutta Italia. Mentre dal 12 al 25 marzo sono chiusi negozi, bar, ristoranti e servizi non essenziali. Un’escalation che ha già fatto abbassare le saracinesche a tante aziende. E molte altre lo stanno decidendo in questi giorni: c’è chi chiude perché non riesce ad adottare i protocolli di sicurezza, o per mancanza di clienti o per paura del contagio.

Tre milioni a casa
E i lavoratori? Sono circa tre milioni quelli rimasti a casa negli ultimi giorni, secondo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro: 1,9 milioni sono dipendenti e un milione autonomi. Mentre altri 3,6 milioni sono in settori a rischio chiusura. «La situazione economica non va sottovalutata – ammonisce Rosario De Luca, presidente della Fondazione – per evitare di dover far fronte, dopo l’emergenza sanitaria, a quella sociale».

L’analisi dei professionisti
Che la situazione sia esplosiva lo confermano i professionisti. «Le aziende sono in agitazione da quando l’emergenza è scoppiata a Codogno», afferma Marcello Razzino, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Bergamo, una delle province più colpite dal virus. «La preoccupazione principale – prosegue – è la gestione dei dipendenti. Noi abbiamo da subito incentivato le soluzioni poi confluite nei provvedimenti del Governo: smart working e uso di ferie e permessi, in modo da non far uscire le persone per lavorare se non necessario».

L’attesa per le misure del Governo
È grande l’attesa perché si traducano in pratica le misure del decreto del Governo che estende l’azione della cassa integrazione in deroga a tutta Italia e a tutti i settori, incluse le aziende sotto i 5 dipendenti, fino a 9 settimane. «Le imprese più piccole hanno un bisogno estremo di ammortizzatori – nota Luisella Fassino, presidente dei consulenti del lavoro di Torino – perché per loro la legge non prevede nulla. Stiamo consigliando anche di far usare ai dipendenti le ferie arretrate: è un tema delicato, ma nelle Pmi spesso le ferie accumulate sono molte. Smaltirle conviene anche ai lavoratori, economicamente, rispetto alla cassa ». Aziende in allarme anche al Sud: «Molte imprese non riescono a rifornirsi di materiale edile e devono fermare i cantieri», spiega Filippo Continisio, presidente dei consulenti di Bari. «Altre hanno subappalti al Nord, ma gli addetti non vogliono partire».

 

 

 

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