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Coronavirus, Italia apripista in Europa sulle tutele per le aziende

L’epidemia di Covid-19 ha costretto il legislatore a individuare strumenti di sostegno all’occupazione. E il nostro Paese fa scuola

di Valentina Melis

17 marzo 2020


«In Europa l’Italia sta facendo da apripista nell’approvazione di norme per l’emergenza coronavirus, anche per venire incontro alle difficoltà delle aziende». Così Massimiliano Biolchini, partner dello studio professionale Baker McKenzie e coordinatore del dipartimento di Diritto del lavoro, riassume il percorso che ha portato il nostro Paese, in poche settimane, a dotarsi di regole per affrontare l’emergenza sanitaria e per rafforzare gli strumenti a tutela delle aziende e dei lavoratori coinvolti dalla sospensione o dalla riduzione dell’attività.

Regole che negli altri Paesi europei sono ancora allo studio. «Del resto – continua l’avvocato Biolchini – l’Italia da questo punto di vista è più preparata di altri, ha una disciplina molto articolata di ammortizzatori sociali e un quadro di misure per il sostegno al reddito più efficace rispetto a tanti altri».

Italia all’avanguardia
L’emergenza coronavirus ha portato prepotentemente in primo piano nell’agenda dei professionisti e delle aziende questioni legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro, alla privacy dei lavoratori, all’organizzazione della prestazione anche fuori dalle sedi aziendali. Per finire con le pressanti esigenze di sostegno economico che sono emerse quando le aziende sono state costrette a chiudere i battenti o a ridurre fortemente l’attività. Per orientare gli operatori, lo studio Baker McKenzie ha messo a punto una mappa delle regole su lavoro e coronavirus applicabili in 11 situazioni tipo in 19 Paesi dell’area Europa, Medio Oriente e Africa, intitolata «Coronavirus: una guida rapida per i datori di lavoro». Tra le questioni affrontate, oltre alla gestione delle informazioni sui lavoratori contagiati e all’organizzazione di riunioni e trasferte, la guida si concentra su quale sia il trattamento economico dovuto ai lavoratori costretti a restare a casa o ai genitori alle prese con la chiusura delle scuole.

Favorire il lavoro da casa
In Francia, in caso di un’esigenza esterna che imponga la chiusura delle aziende – come un’emergenza sanitaria – bisogna cercare di favorire il lavoro da casa, ma, se questo non è possibile, il lavoratore mantiene comunque il diritto alla retribuzione. Ci sono aiuti finanziari dallo Stato per questa disoccupazione temporanea. In Spagna, per chiusure temporanee dovute a cause di forza maggiore, i lavoratori ricevono l’indennità di disoccupazione. In Germania, nella stessa situazione, il lavoratore può essere riassegnato a una sede di lavoro senza rischi dal punto di vista sanitario (ad esempio un altro ufficio) o a mansioni diverse, anche se inferiori a quelle abituali.

L’isolamento e i bambini da accudire
Sempre in Francia, il genitore-lavoratore che non può lavorare da casa e non ha altre soluzioni per accudire i figli con scuole e asili chiusi può contattare l’Agenzia regionale della Sanità e farsi fare un certificato medico, giustificato dal periodo di isolamento sanitario raccomandato ai bambini. Solo uno dei due genitori può chiederlo: il lavoratore viene considerato in malattia e ha un’indennità quotidiana a carico dello Stato fino a 20 giorni.

 

 

 

 

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