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Le stime più aggiornate saranno definite tra breve con il Documento di economia e finanza, che come di consueto verrà inviato al Parlamento e a Bruxelles, in linea con le procedure previste dal cosiddetto “semestre europeo”. Calendario che per l’emergenza coronavirus è stato anch’esso aggiornato per renderlo omogeneo con la decisione assunta dalla Commissione europea di sospendere di fatto il Patto di stabilità per l’intero 2020.
Anche le procedure sono sconvolte dalla pandemia
Vi sarà certamente il rituale esame da parte di Bruxelles dei documenti programmatici messi a punto dai vari paesi, nella consapevolezza che l’attuale, grave fase recessiva rende problematico fissare con precisione a quale livello si potranno attestare il Pil, il deficit e il debito. Sarà necessario procedere a degli aggiornamenti in progress, almeno fino all’autunno quando saranno disponibili i nuovi indicatori che il governo inserirà nella Nota di aggiornamento al Def. Ne consegue che l’esame preliminare da parte della Commissione Ue, che normalmente precede le rituali “raccomandazioni” nel mese di maggio, non potrà che adeguarsi alla realtà. Non esistono precedenti di tale gravità e intensità, per le ripercussioni della pandemia sul piano sanitario e sul versante economico e sociale.
Nessuna “pagella” dunque, quanto piuttosto un primo check sulle misure che i singoli paesi stanno mettendo in atto per superare l’emergenza, e sulle urgenze della fase successiva. Saranno fondamentali da questo punto di vista, le conclusioni cui perverrà il Consiglio Ue in programma per il prossimo 23 aprile. Si partirà da quanto deciso in sede di Eurogruppo, con particolare riguardo all’utilizzo della nuova linea di credito del Fondo salva-Stati. La Commissione a quel punto aggiornerà le sue valutazioni, anche sulla base di quanto verrà messo in campo dai singoli paesi.
Per l’Italia debito e deficit in aumento
Con il Pil che quest’anno potrebbe segnare una flessione tra il 5 e il 6% (nel migliore dei casi), il deficit del 2020 è destinato a salire per attestarsi anche oltre il 5% in rapporto al Pil (Goldman Sachs ha previsto che si potrà anche toccare il 10%). Quanto al debito pubblico, i tecnici e gli specialisti della materia giudicano “verosimile” che dall’attuale 135% si possa toccare quota 150% del Pil, come prevede il Centro studi di Confindustria. L’ombrello della Bce, che ha messo in campo un volume di fuoco pari a 750 miliardi di euro sotto forma di acquisto dei bond sovrani sul mercato secondario, consentirà al nostro paese di gestire questa fase di assoluta emergenza con relativa tranquillità.
Di certo, come mostra l’esito delle ultime aste, siamo in presenza di un incremento dei rendimenti, con la possibilità che il volume delle emissioni possa quest’anno lievitare dai 400 miliardi previsti prima dell’esplodere della pandemia, fino a oltre 530 miliardi. Tutto dipenderà dalla risposta dei mercati. Per questo sarebbe quanto mai essenziale prevedere l’emissione di un bond garantito da tutti gli Stati, ma le persistenti resistenze dei paesi nordici rendono al momento questa opzione alquanto improbabile. Se la spesa in conto interessi aumenterà e di molto per effetto dell’impennata del debito e del deficit, e a causa di uno spread che tuttora si attesta nei dintorni dei 200 punti base (nel 2009, nel pieno della crisi finanziaria lo spread era di cento punti inferiore a tale soglia), il conto non potrà che essere salato per la nostra finanza pubblica. Sempre di maggior debito si tratta. Andrà finanziato e occorrerà prevedere un graduale piano di rientro.