La nota del mese di marzo sull’andamento dell’economia
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La stretta prevista dal Governo per arginare la diffusione del coronavirus coinvolge il 34% della produzione. È quanto emerge dalla nota di marzo sull’andamento dell’economia pubblicata dall’Istat. Non solo: in uno scenario «caratterizzato dall’estensione delle misure restrittive anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5%». La limitazione delle attività produttive fino alla fine di aprile determinerebbe invece, su base annua, «una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%», si spiega.
Allo stato attuale chiuso il 34% delle attività produttive
«Le misure volte a limitare il contagio da COVID-19 hanno portato, nelle ultime settimane, alla progressiva chiusura, parziale o totale, di un elevato numero di attività produttive. Secondo i dati di Contabilità nazionale del 2017 riferiti al totale delle attività economiche e inclusive della componente dell’economia non osservata – si legge nel report dell’Istat – , la limitazione delle attività produttive coinvolgerebbe il 34,0% della produzione e il 27,1% del valore aggiunto. Seppure limitate nel tempo e ristrette a un sottoinsieme di settori di attività economica, tali misure sono in grado di generare uno shock rilevante e diffuso sull’intero sistema produttivo. Infatti, oltre agli effetti diretti connessi alla sospensione dell’attività nei settori coinvolti nei provvedimenti, il sistema produttivo subirebbe anche gli effetti indiretti legati alle relazioni intersettoriali».
Il primo scenario: stretta limitata a marzo e aprile
Le stime, effettuate a valori correnti, considerano due diversi scenari: il primo assume che la limitazione delle attività produttive si manifesti per i soli mesi di marzo e aprile ; il secondo assume invece che si estenda fino a giugno. Considerando il primo scenario – spiega l’Istat – la limitazione delle attività produttive fino alla fine di aprile determinerebbe, su base annua, una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%, con una diminuzione del valore aggiunto generato dal sistema produttivo italiano pari all’1,9% (1,5 punti percentuali direttamente connessi agli shock settoriali, 0,4 punti dovuti agli effetti indiretti). Il maggiore contributo alla caduta del valore aggiunto complessivo proverrebbe dalla contrazione delle spese per altri servizi -al netto delle spese turistiche- (-0,9 punti percentuali), mentre il contributo della riduzione delle spese per beni e di spese turistiche sarebbe ri-spettivamente di -0,7 e -0,4 punti. In termini occupazionali, la caduta del valore aggiunto coinvolgerebbe 385 mila occupati (di cui 46 mila non regolari) per un ammontare di circa 9 miliardi di euro di retribuzioni. La caduta del valore aggiunto rispetto allo scenario in assenza di lockdown è fortemente eterogenea a livello settoriale. I comparti dell’alloggio e ristorazione (-11,3%) e del commercio, trasporti e logistica (-2,7%) subirebbero le contrazioni più forti mentre le conseguenze sui settori che producono beni d’investimento e sulle costruzioni sarebbero meno incisive (meno di un punto percentuale).
Secondo scenario: misure restrittive estese anche a maggio e giugno
Quanto invece al secondo scenario, caratterizzato dall’estensione delle misure restrittive anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5% (3,4 punti in conseguenza degli effetti diretti, 1,1 punti dovuti a quelli indiretti). La contrazione della domanda turistica contribuirebbe alla riduzione per 0,9 punti percentuali, quella per altri servizi e quella per beni entrambe per poco meno di 1,8 punti. In questo secondo scenario sarebbero poco meno di 900 mila gli occupati coinvolti, di cui 103 mila non regolari, per un totale di 20,8 miliardi di retribuzioni.
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