Lo studio attesta che l’età media dei diagnosticati per le donne è passata da 83,1 a 85,1 anni, mentre per gli uomini da 77,6 a 79,1
di Nicoletta Cottone
2′ di lettura
Il numero di decessi da coronavirus si è ridotto progressivamente dopo la fine di marzo. C’è una migliore capacità di trattamento dell’infezione da Covid-19, c’è una migliore organizzazione nel contrasto all’epidemia. Sono queste le ragioni per cui l’età media dei deceduti positivi al Covid-19 è andata progressivamente crescendo da marzo a giugno. A osservare i dati prima e dopo il 4 maggio – resi noti da uno studio dell’Istituto superiore di sanità – si è passati da 79,8 a 82,5 anni.
Si abbassa l’età media dei contagiati
Il report segnala, inoltre, che l’età media dei casi diagnosticati più recentemente si è abbassata di almeno 6-7 anni rispetto al periodo precedente. E, anche questo, spiegano gli esperti dell’Iss, aiuta a spiegare una riduzione del rischio di morte. L’Istituto ha preso in considerazione circa 30mila decessi avvenuti prima del 4 maggio e più di 3mila dopo questa data. Per le donne l’età media è passata da 83,1 a 85,1 anni, mentre per gli uomini da 77,6 a 79,1.
Migliorata la capacità di trattamento e l’organizzazione sanitaria
Per gli autori dello studio, «questo può essere legato a diversi fenomeni: migliore capacità di trattamento dell’infezione, migliore organizzazione sanitaria per contrastare l’epidemia soprattutto in una fase senza un sovraccarico delle strutture sanitarie dedicate alle persone con Covid-19, e anche all’esecuzione di un maggior numero di tamponi che nei mesi più recenti sono stati eseguiti anche in pazienti molto anziani e complessi (per esempio in Rsa), in cui non sono stati eseguiti nelle prime fasi dell’epidemia (mese di marzo). Questo può aver determinato un aumento dell’età media dei deceduti diagnosticati».
Calano i decessi
Il numero di decessi, hanno rilevato gli esperti del dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento e di quello di malattie Infettive, va progressivamente riducendosi dalla fine di marzo fino ai primi giorni di giugno. I dato riflette il basso numero dei diagnosticati dopo il 4 marzo. Nell’ultimo mese le regioni sono verosimilmente riuscite a diagnosticare casi meno gravi rispetto alla fase precedente e questo anche si riflette sulla riduzione della letalità.