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Donald Trump e Xi Jinping
Usa e Cina hanno concluso l’ultima fase dei loro negoziati a Pechino, in cerca di un accordo per il primo marzo, quando dovrebbe scadere la tregua concordata due mesi fa. Il presidente Usa, Donald Trump ha detto che la trattativa sta “andando molto bene” e non esclude una proroga della scadenza, mentre i negoziatori Usa hanno avvertito che “c’è ancora molto da fare”. Washington e Pechino hanno già rialzato le tariffe doganali su 360 miliardi di dollari di beni in viaggio nelle due direzioni e Trump, senza un accordo, minaccia di raddoppiare i dazi su 200 miliardi di beni made in China. Ma cosa c’è in ballo nel negoziato?
La difesa della proprietà intellettuale
Washington sostiene che Pechino incoraggi il furto della proprietà intellettuale Usa e costringa le aziende a stelle e strisce a rivelare i propri segreti commerciali e tecnologici per avere accesso al mercato cinese. La Cina ha a lungo negato le accuse, ma sta lavorando alla messa a punto di punizioni piu’ stringenti per il furto di proprietà intellettuale e all’approvazione di una legge che vieti esplicitamente il trasferimento obbligatorio di segreti tecnologici. Sta inoltre allargando la lista delle imprese straniere autorizzate a lavorare in Cina senza l’obbligo di stipulare joint venture con partner cinesi. Non è ancora chiaro se queste mosse saranno sufficienti ad accontentare l’amministrazione Trump. L’Fbi ha recentemente fatto sapere di stare investigando sullo spionaggio industriale cinese negli Usa, mentre il dipartimento alla Giustizia Usa è anch’esso impegnato in una campagna contro lo spionaggio industriale cinese, che vede nel mirino il colosso delle tlc Huawei.
La politica industriale
La politica industriale cinese e in particolare il programma “Made in China 2025”, che punta a far diventare leader mondiali alcuni colossi tecnologici cinesi, sta sollevando forti perplessità. “Made in China 2025” è stato criticato perché basato sullo spionaggio industriale nei confronti di Europa e Stati Uniti. Gli Usa inoltre chiedono alla Cina di rivedere i generosi aiuti di Stato alle aziende di alcuni settori emergenti, come l’intelligenza artificiale e i chip.
Aiuti di Stato alle aziende
Sugli aiuti di Stato alle aziende cinesi, Washington chiede a Pechino il rispetto delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). L’economista Cui Fan, docente di business ed economia internazionale dell’Universita’ di Pechino, e’ prudente su questa parte della trattativa: “Temo che sara’ difficile completarla entro il mese”.
Il deficit commerciale
Nel 2018 il surplus commerciale della Cina con gli Usa ha toccato il livello record di 323,3, dopo l’introduzione di tariffe cinesi piu’ alte sull’import di beni alimentari ed energetici Usa. Pechino si e’ impegnata a riprendere gli acquisti di soia americana e punta cosi’ a trovare un’intesa con Washington, la quale pero’ insiste sulla necessita’ di ridurre l’ampio deficit bilaterale, ancora troppo a vantaggio della Cina.
Accordo in vista?
Le due parti puntano a siglare un ‘Memorandum d’Intesa’, prima del vertice Trump e Xi. La difficoltà è quella di accontentare Trump, il quale ha detto che all’inizio del mese che l’accordo “deve includere veri cambiamenti strutturali e la fine delle pratiche commerciali inique”. Per gli esperti cinesi l’accordo è possibile ma ci vorrà tempo. Inoltre un grosso ostacolo è rappresentato dall’applicazione delle misure che verranno prese. Pechino è sempre stata restia ad essere supervisionata.
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