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Cosa è il Fondo Salva-Stati: i rischi per l’Italia

l’analisi

Si va verso la revisione del trattato istitutivo del Mes, ma la decisione finale viene rinviata al prossino eurosummit del 13 dicembre

di Dino Pesole

20 novembre 2019


3′ di lettura

La riforma del cosiddetto Fondo salva-Stati, in sostanza quella sorta di paracadute europeo pronto a scattare in caso di crisi finanziarie, istituito nel luglio 2012 (prima c’era il Fondo europeo di stabilità finanziaria istituito nel maggio 2010) è da diversi mesi sul tavolo delle discussioni in sede europea. Un dossier per la verità già in avanzato stato di attuazione.

Il dossier sulla riforma Mes
Occorre risalire alla riunione dell’Eurogruppo (organismo in cui sono presenti i ministri dell’Economia dell’eurozona) dello scorso 13 giugno. Il dossier sulla riforma del Mes passa al vaglio dei ministri e il 21 giugno le conclusioni raggiunte dai ministri vengono sostanzialmente condivise dai capi di Stato e di governo. Si va verso la revisione del trattato istitutivo del Mes, ma la decisione finale viene rinviata al prossino eurosummit del 13 dicembre.

Serve l’approvazione dei Parlamenti nazionali
L’accordo politico a livello di tutti i capi di Stato e di governo è fondamentale: trattandosi di una modifica a un Trattato occorre l’unanimità, e in ogni caso poi il testo deve essere sottoposto all’approvazione dei Parlamenti nazionali. Non compare nel testo la proposta avanzata dalla commissione uscente presieduta da Jean Claude Juncker di trasformare il Fondo salva-Stati in una sorta di Fondo monetario europeo. Al Mes viene attribuita una nuova funzione di garanzia (il cosiddetto backstop) al fondo di risoluzione unica delle banche previsto dall’unione bancaria (che per completarsi attende la fondamentale “gamba” dell’assicurazione europea sui depositi).

La “condizionalità”
La “condizionalità” resta incardinata nel raggio di azione del Mes, cui viene assegnato il compito di esprimersi in merito alla sostenibilità dei debiti pubblici dei paesi dell’eurozona. Passaggio non da poco, perché in caso di crisi finanziaria, qualora il debito pubblico del paese in questione fosse giudicato insostenibile (è stato il caso della Grecia) oppure a rischio di sostenibilità (potrebbe essere il caso dell’Italia) nuove e più pressanti condizioni potrebbe essere chieste a quel paese per accedere agli aiuti delFondo salva-Stati.

Non è escluso un nuovo rinvio
Nel testo ora all’esame dei Capi di Stato e di governo (non è escluso un nuovo rinvio), si prevedono diversi altri passaggi altrettanto rilevanti. Ad esempio, è previsto un ruolo rafforzato per il direttore generale del Mes che nel valutare se sussistano le condizioni per concedere un aiuto finanziario a un paese in difficoltà opera di concerto con la Commissione. Rispetto al testo in vigore in cui è comunque prevista una valutazione preventiva sulla sostenibilità del debito pubblico, ora la procedura diviene ancor più stringente soprattutto in merito all’effettiva possibilità che il prestito concesso dal Fondo salva Stati possa essere onorato in tempi ragionevoli. Sarà il Direttore generale a proporre al Consiglio dei governatori la concessione del sostegno allo Stato che ne faccia richiesta, e a negoziare insieme alla Commissione europea il “memorandum of understanding” che precisa le condizioni da rispettare per accedere all’aiuto finanziario.

Fonte

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