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Cosa si nasconde dietro il balzo degli occupati e la caduta dei disoccupati di giugno

dati Istat mercato del lavoro

Il mercato del lavoro sembra muoversi come una variabile indipendente rispetto all’andamento dell’economia a giugno, come del resto era accaduto anche a maggio

di Giorgio Pogliotti

31 luglio 2019


 

2′ di lettura

Nel giorno in cui l’Istat certifica che il Pil italiano nel secondo trimestre è stagnante e viaggia a “crescita zero”, il mercato del lavoro sembra muoversi come una variabile indipendente rispetto all’andamento dell’economia a giugno, come del resto era accaduto anche a maggio. Continua la discesa della disoccupazione che a giugno ha toccato il 9,7%, la percentuale più bassa degli ultimi 7 anni, in presenza di un tasso di occupazione al 59,2% che rappresenta il livello più alto registrato dall’inizio delle rilevazioni Istat.

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Tuttavia se si guardano i dati in controluce emerge un quadro più in chiaro scuro, rispetto a quello che può apparire da una veloce lettura dei dati Istat. I 29mila disoccupati in meno registrati tra maggio e giugno sono in gran parte attribuibili alla fascia d’età tra 15 e 24 anni (-28mila), seguita da quella tra 25-34 anni (-15mila) e dai 50 anni (mille in meno). Ma dove sono finiti questi disoccupati in meno? Nella fascia 15-24 anni hanno ingrossato le fila degli inattivi esclusi dal mercato del lavoro (+28mila) e solo parzialmente sono stati riassorbiti tra gli occupati (+10mila). È andata peggio alla fascia d’età degli over 50, tra i quali si contano 35mila inattivi in più e 18mila occupati in meno. Mentre alla fascia centrale tra 35 e 49 anni è andata meglio con 5mila occupati in più e 23mila inattivi in meno.

Quanto al tasso di occupazione al 59,2% che avviene in presenza di una sostanziale stabilità occupazionale, sembra essere il frutto di una diminuzione della popolazione in età da lavoro, conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Un altro dato rilevante riguarda i giovani: l’occupazione cresciuta al 18,5% – come già detto – è il frutto solo in parte di una diminuzione dei senza lavoro in questa fascia d’età e, contro la tentazione di brindare, va ricordato che a livello Ocse tra i 15 e i 24 anni gli occupati sono al 42,2%, la media Ue è del 35,7% nell’area euro del 33,8%. Quanto al tasso di disoccupazione giovanile, è sceso al 28,1%, il più basso da aprile 2011, ma resta il terzultimo in Europa, dove il tasso di disoccupazione nella stessa fascia d’età è al 14,1% (15,4% nell’area euro).

Da sottolineare come sia su base mensile, che su base annuale, cresce l’occupazione dipendente, sia nella componente “permanente” che a tempo determinato, mentre arretra quella indipendente (che sta avendo un andamento altalenante da mesi). Anche questo dato andrebbe analizzato nel dettaglio. Nel primo trimestre, ad esempio, la crescita degli occupati permanenti è stata trainata dal lavoro part time. Occorre verificare, dunque, se siamo in presenza di una pura crescita quantitativa, o anche qualitativa dell’occupazione.

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