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“Così abbiamo raggiunto oltre due milioni di famiglie”

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Il reddito di cittadinanza farà emergere il lavoro in nero, non è una misura di classe, né a favore di una parte dell’Italia ma è necessaria per combattere la povertà: così il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi, difende la misura ‘bandiera’ del Movimento 5 Stelle in un’intervista all’Agi.

A un mese dall’avvio, sottolinea, il Reddito ha già raggiunto un numero consistente di famiglie: “E’ ipotizzabile che i beneficiari reali siano oltre 2,5 milioni, non sono pochi”.

Nel primo mese di avvio del Reddito di Cittadinanza sono arrivate 853.521 domande, pari al 68% dei potenziali aventi diritto. Non c’è stato l’assalto temuto: quali sono i motivi? Come mai molte persone non si sono affrettate a chiedere, è stata sopravvalutata la platea oppure dietro ai numeri emerge una sacca di lavoro nero?

“In realtà bisogna considerare che il numero di domande presentate si riferisce ai nuclei familiari, dunque, stimando anche i vari componenti, è ipotizzabile che i beneficiari reali siano oltre 2,5 milioni: non sono pochi.

Inoltre se dobbiamo parlare di ‘lavoro nero’, l’unica certezza è che questa misura lo farà emergere. Chi chiede il reddito di cittadinanza non riceve soltanto un beneficio economico, ma può contare su offerte lavorative sicure e più redditizie, attraverso un canale legale e trasparente.

Dubito che i lavoratori in nero – che spesso vivono sotto ricatto – preferiscano restare nell’illegalità, senza tutele, senza garanzie salariali, assicurative e contributive”.

C’è una prevalenza lieve di donne sugli uomini e solo l’8% ha meno di 30 anni: vi aspettavate queste percentuali?

“Il reddito di cittadinanza non è una misura di classe ma è trasversale, intergenerazionale, interprofessionale.

La povertà colpisce tutti: studenti disoccupati, imprenditori, commercianti, esercenti che si sono trovati in difficoltà, disoccupati di lunga durata, operai, in generale tutti coloro che per vari motivi sono stati sfortunati.

Riguarda giovani e adulti, pensionati, donne e uomini. Quindi no, le percentuali e i dati di genere non sorprendono.
Anche in questo caso va considerato che quell’8% si riferisce ai richiedenti.

Molti giovani per esempio sono costretti a vivere con i genitori. Nel loro caso è assai probabile che a presentare le richieste di Rdc siano stati padri e madri”.

Le domande inoltrate dagli stranieri sono solo il 9% rispetto al 91% di quelle degli italiani e dei residenti comunitari nel nostro Paese: è un indicatore importante?

“Qualcuno ha sostenuto a lungo che avremmo dato il reddito di cittadinanza solo agli stranieri.

La realtà appare ben diversa e ci fa capire quanto i Governi del passato si siano dimenticati sia dei propri cittadini, sia di tutti quei concittadini europei che vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia da una vita”.

Agf

Domande per il reddito di cittadinanza al Caf

Ci sono state tante domande a sorpresa Milano e Torino, ci sono poveri nascosti al Nord?

“I poveri erano ‘nascosti’ solamente agli occhi di coloro che non volevano vederli.

È dal 2013 che il Movimento 5 Stelle solleva questo problema. Nulla di strano quindi se la prima regione per numero di percettori di reddito è la Lombardia.

Non poteva essere diversamente visto che la crisi ha colpito pesantemente l’area più industrializzata ed economicamente più forte del Paese.

Anche Quota 100 è stata ingiustamente descritta come una misura per il Sud, mentre i dati ci hanno dimostrato che la distribuzione delle richieste è omogenea su tutto il territorio nazionale.
Naturalmente, poiché con Quota 100 si libereranno moltissimi posti di lavoro, a beneficiarne saranno anche i percettori di reddito di cittadinanza in cerca di occupazione: i risultati di questo ricambio generazionale si vedranno molto presto”. 

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