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Crimini e pandemia: 6 reati da cui guardarsi ai tempi del coronavirus

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Con gli stili di vita, cambiano anche le attività illecite. Boom di contraffazioni, speculazioni sanitarie e truffe. Il terreno di «caccia» è il web

di Valerio Vallefuoco

Coronavirus e smartworking: ecco i rischi che si corrono

Con gli stili di vita, cambiano anche le attività illecite. Boom di contraffazioni, speculazioni sanitarie e truffe. Il terreno di «caccia» è il web

23 giugno 2020


3′ di lettura

Le occasioni di profitti illeciti con l’emergenza sanitaria sono innumerevoli: truffe, usura e varie ipotesi di corruzione, anche legate alle procedure per la fornitura di prodotti e servizi necessari all’attività di assistenza e ricerca. Con la newsletter n. 30 del 5 giugno l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia ha iniziato a fornire alcuni chiarimenti su situazioni e settori che potrebbero comportare nuovi e rilevanti rischi di infiltrazione criminale nell’economia. Per far emergere eventuali condotte sospette, l’Uif ha individuato alcuni specifici comportamenti anomali che dovrebbero servire da campanello d’allarme agli operatori sui quali ricadono gli obblighi di adeguata verifica della clientela.

Contraffazioni sanitarie

L’emergenza ha determinato un aumento esponenziale della domanda di presidi sanitari, quali dispositivi di protezione individuale, igienizzanti e apparecchi elettromedicali. Niente di più facile che all’aumento della domanda corrisponda l’offerta di prodotti contraffatti o di qualità inferiore agli standard richiesti o addirittura non esistenti. Un indizio importante potrebbe manifestarsi qualora venisse appurato che l’attività di fornitura dei presidi sanitari è svolta da operatori che non risultino avere precedente esperienza nello specifico settore o in altri affini.

Speculazioni finanziarie

Nell’inventario delle possibili pratiche illecite legati alla crisi Covid-19 figurano le ipotesi di manovre speculative sui presidi sanitari, comprese le proposte di sottoscrizione/vendita di titoli di aziende impegnate nella ricerca scientifica o nella produzione di device elettromedicali. Anche in questi casi, il corretto adempimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela, potrebbe essere utile per reperire informazioni e verificare la sussistenza di eventuali motivi di incompatibilità o incoerenza tra operatività osservata e profilo dei soggetti coinvolti. La stessa carenza nella documentazione o nelle informazioni fornite dal cliente dovrebbe alimentare il sospetto dell’operatore.

Deregulation, fondi pubblici e corruzione

La necessità di sburocratizzare le procedure di affidamento di beni e servizi necessari all’attività di assistenza potrebbe poi comportare un aumento del rischio di condotte corruttive. Anche su questo versante il contributo dei soggetti obbligati potrebbe rivelarsi provvidenziale. La legge antiriciclaggio impone, infatti, misure di adeguata verifica rafforzata nel caso di operazioni che vedano il coinvolgimento di «persone politicamente esposte». Misure rafforzate dovrebbero essere messe in campo dai soggetti obbligati anche nel caso in cui venga in rilievo la ricezione di fondi pubblici, specie se di importo rilevante e non coerente con l’attività svolta dal cliente.

Enti non profit fittizi

Altri rapporti che andrebbero attentamente monitorati, in sede di adeguata verifica della clientela, sono quelli connessi con la raccolta di fondi, anche online, mediante piattaforme di crowdfunding, a favore di organizzazioni non profit fittizie. In queste ipotesi, i soggetti obbligati dovranno prestare particolare attenzione, oltre che al profilo soggettivo del cliente, anche all’utilizzo dei fondi.

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