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Cuneo fiscale fino al 57,5%: tre ostacoli sulla via del taglio

VERSO IL GOVERNO m5s-PD

Il cuneo fiscale e contributivo arriva al 52,9%, fra trattenute in busta paga e oneri a carico del datore di lavoro. È un cronico difetto del sistema italiano, che il confronto in atto tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico ha riportato in cima all’agenda politica

di Cristiano Dell’Oste , Valentina Melis

2 settembre 2019


3′ di lettura

Il rapporto, quando va bene, è di uno a due. Oggi un operaio metalmeccanico che guadagna 23.290 euro all’anno (quasi 1.800 euro netti al mese) ne costa alla sua azienda poco meno di 50mila. Per l’esattezza 49.445. In pratica, il cuneo fiscale e contributivo arriva al 52,9%, fra trattenute in busta paga e oneri a carico del datore di lavoro. È un cronico difetto del sistema italiano, che il confronto in atto tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico ha riportato in cima all’agenda politica.

Il record italiano

L’Ocse ha rilevato per il nostro Paese un’incidenza media del “cuneo” pari al 47,9 per cento. Un record negativo secondo solo a Belgio e Germania, tra gli Stati dell’organizzazione. Ma le simulazioni del Sole 24 Ore del Lunedì rivelano che la percentuale può essere ben superiore, arrivando al 54,1% per un impiegato nel commercio con una retribuzione annua lorda (Ral) di 44mila euro. E addirittura al 57,5% per un assistente di cantiere con una Ral di 50mila euro. Con differenze che dipendono dal peso variabile dei contributi Inail e della detrazione Irpef per lavoro dipendente, oltre che dall’articolazione delle voci contributive minori (enti bilaterali, fondi di assistenza e così via).

L’obiettivo di ridurre il cuneo, per adesso, sembra condiviso. Entrare nei dettagli, però, non sarà facile. Per almeno tre motivi, che riguardano la copertura finanziaria, le finalità dell’operazione e la sostenibilità previdenziale.

LA SIMULAZIONE

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Le misure possibili

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