Al ministero dell’Economia le riunioni sono in corso e la linea diretta con Bruxelles resta aperta in vista del consiglio dei ministri che domani dal tardo pomeriggio dovrà esaminare la Nota di aggiornamento al Def. Le variabili sono ormai risicate. Ma l’obiettivo politico è cruciale: evitare in via preventiva il rischio di scontro con la Ue
di Marco Rogari e Gianni Trovati
Manovra, rebus tra ritocchi Iva o stretta su sconti fiscali
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Al ministero dell’Economia le riunioni sono in corso e la linea diretta con Bruxelles resta aperta in vista del consiglio dei ministri che domani dal tardo pomeriggio dovrà esaminare la Nota di aggiornamento al Def. Le variabili sono ormai risicate. Ma l’obiettivo politico è cruciale: evitare in via preventiva il rischio di scontro con la Ue. E per centrarlo, il governo deve dare due garanzie.
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La prima è un rapporto debito/Pil che ricomincia a scendere, anche se di poco, già nel 2020, dopo un 2019 che si chiuderà con un aumento per il secondo anno consecutivo. Anche per questo il governo punta a confermare l’obiettivo 2020 di privatizzazioni da 0,3% di Pil, all’interno di un piano pluriennale concordato con la Ue. L’ottica pluriennale riguarderà anche il debito, previsto in discesa più consistente negli anni successivi al prossimo anche grazie al calendario delle scadenze dei Buoni postali fruttiferi appena rientrati nel calcolo.
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La seconda garanzia è un deficit nominale che non può superare il 2,2% per tradurre in pratica l’applicazione della «flessibilità nelle regole» rilanciata anche dal commissario in pectore agli Affari economici Paolo Gentiloni. Sul punto il crinale è stretto: e le verifiche finali sono ancora in corso per capire se l’obiettivo di mantenere sostanzialmente invariato il saldo strutturale si può raggiungere con un deficit nominale al 2,2% o se sarà necessario riscendere al 2,1%. Anche perché la crescita continua a essere la grande assente: il Pil tendenziale 2020 (cioè a legislazione invariata) non può andare oltre lo 0,4%. E la manovra punta a 3 decimali di espansione per il blocco di larga parte degli aumenti Iva e l’avvio del taglio al cuneo fiscale, probabilmente solo da giugno per ridurre i costi a 2,5 miliardi per arrivare ai 5 miliardi annui a regime dal 2021. Ma dovrà tener conto dell’effetto contrario dato da tagli di spesa e rimodulazioni fiscali. Il risultato non dovrebbe quindi andare oltre un obiettivo di crescita dello 0,6%.