<br>Comincia la navigazione parlamentare del provvedimento in commissione Bilancio. Attesa l’audizione video del ministro Gualtieri. Numerosi i dubbi degli esperti del Servizio studi di Palazzo Madama sui primi 47 articoli del Dl. Il nodo dell’inserimento dei beni immobili nell’elenco di strutture e apparecchiature che la Protezione civile può requisire<br>
di Marco Rogari
3′ di lettura
Requisizioni, equiparazione della quarantena alla malattia e indennità di 600 euro per partite Iva e lavoratori stagionali. Sono già numerose le perplessità e le richieste di chiarimento al Governo arrivate dai tecnici del Senato sulla sola prima parte del decreto Cura Italia, che dal 23 marzo comincia operativamente la sua corsa parlamentare in commissione Bilancio a Palazzo Madama. E a fare entrare nel vivo i lavori sarà l’audizione in video, il 24, del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
Setacciando i primi 47 articoli dei 127 che compongono il Dl con le prime misure per famiglie e imprese alle prese con l’emergenza Coronavirus, gli esperti del Servizio studi hanno riscontrato più di una “zona ambigua”. Prima fra tutte quella relativa alla possibilità per la Protezione civile di requisire «presidi sanitari, medicochirurgici e beni mobili di qualsiasi genere».
Il nodo dei beni interessati dalle requisizioni
È esplicita la richiesta di indicazioni precise all’esecutivo: «Data la mancanza nell’ordinamento di una definizione univoca dei presidi sanitari, ai quali possono essere ricondotti sia beni mobili che beni immobili, andrebbe valutata l’opportunità di chiarire l’ambito applicativo della disposizione che individua i beni oggetto di possibile requisizione». Non solo. Secondo i tecnici di Palazzo Madama, il Governo dovrebbe fornire chiarimenti anche sull’aspetto della requisizione di proprietà: «Si osserva che la disposizione che regola la trasformazione da requisizione in uso a requisizione in proprietà – si fa notare nel tradizionale dossier – sembrerebbe potersi riferire ai soli beni mobili e non anche ai beni immobili (con riguardo in particolare alla possibilità di restituzione in altro luogo se il proprietario vi consenta)».
Le indennità per partite Iva e “stagionali”
Anche l’indennità una tantum di 600 euro per gli autonomi, prevista dal Cura Italia, merita, a parere degli esperti del Senato, maggiori dettagli. «Si valuti – si legge nel dossier – l’opportunità di chiarire la nozione di “attività stagionali”» per l’erogazione dell’indennità «e se l’ambito dei beneficiari comprenda anche i casi in cui, nel periodo temporale indicato» che è quello tra il 1° gennaio e il 17 marzo 2020, «il rapporto di lavoro sia cessato per la scadenza del termine previsto dal medesimo contratto». Guardando a tutta la platea dei beneficiari, partite Iva comprese, i tecnici del Senato invitano anche l’esecutivo a dare ulteriori indicazioni per capire «se gli articoli in esame escludano l’indennità anche per i casi» in cui il lavoratore sia titolare della pensione di reversibilità.
L’equiparazione della quarantena alla malattia ordinaria
Un altro passaggio critico del decreto è stato individuato nella misura che equipara la quarantena da Coronavirus alla malattia ordinaria. Per gli esperti del Senato andrebbe chiarito se l’equiparazione riguarda «anche i trattamenti o le quote di trattamento a carico dei datori di lavoro in base ai contratti collettivi», considerato che, «da un lato, la disposizione richiama la normativa di riferimento e, dall’altro, anche gli oneri a carico dei datori di lavoro». Sotto i riflettori del dossier è finita pure la questione della retroattività e dell’obbligo di menzione del provvedimento: nel dossier si chiede se a esserne interessati sono anche i dipendenti pubblici.