Allo studio nuovo capitale alla Cassa per 45 miliardi e 15-20 per i pagamenti Pa. Per gli ammortizzatori fabbisogno da 21 miliardi. Verso i 55 miliardi il disavanzo che il governo chiederà al Parlamento
di Marco Rogari e Gianni Trovati
4′ di lettura
La manovra anticrisi lievita. Drasticamente. E punta a una dimensione che può arrivare fino a 110 miliardi di euro in termini di fabbisogno, a cui si può aggiungere un pacchetto per il rafforzamento di Cdp da 45 miliardi. In questa girandola di cifre, potrebbe arrivare a 55 miliardi, cioè sopra il 3% del Pil, il deficit aggiuntivo che il governo si appresta a chiedere al Parlamento nella relazione attesa nelle prossime ore in consiglio dei ministri insieme al Def. A meno di ripensamenti dell’ultima ora su un calendario che continua a essere mobile, ma stretto.
I due binari su cui corre l’esecutivo
Per tracciare l’identikit della maxi-manovra in cantiere bisogna seguire due binari. Il primo, ovvio, è quello dell’indebitamento aggiuntivo, indispensabile per finanziare le misure di spesa immediata come la replica della Cassa integrazione e degli altri sostegni al reddito, le nuove misure per la sanità e la protezione civile e gli interventi per famiglia, turismo, e altri settori in crisi.
Ma a far salire il conto delle risorse mosse dal provvedimento sono due novità che incidono sul fabbisogno e non sul deficit. La prima è la replica di un intervento sblocca-debiti per liberare le fatture arretrate attese dai fornitori della Pubblica amministrazione, a partire da Regioni, Asl, ed enti locali.
Il ruolo di Cdp nei pagamenti Pa
Anticipato su questo giornale nei giorni scorsi, il dossier sta prendendo forma nelle riunioni di vertice che al Mef hanno impegnato il ministro dell’Economia per tutta la giornata. Le cifre in discussione parlano ora di 15-20 miliardi di euro, che sarebbero sufficienti a liberare intorno al 70% dei debiti scaduti della Pubblica amministrazione. La misura è stata chiesta a gran voce dalle imprese, e rilanciata non più tardi di domenica scorsa dal presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi, per superare il paradosso di una finanza pubblica che in queste settimane prova con alterni risultati a iniettare liquidità nelle aziende mentre continua a imporre attese illegittime ai fornitori che hanno lavorato con la Pa. Il meccanismo su cui si sta lavorando si risolverebbe in una replica dello sblocca-pagamenti avviato nel 2013 e ripetuto più volte negli ultimi anni: un meccanismo che vede in prima fila Cassa depositi nell’erogazione dei prestiti per le amministrazioni locali, vincolati alla liquidazione delle fatture arretrate.