Il decreto crescita, che approderà domani sul tavolo del Consiglio dei ministri con l’obiettivo di ottenere il via libera definitivo – dopo il primo sì dell’esecutivo con la formula “salve intese” il 4 aprile scorso – ha l’aspetto e la sostanza di un provvedimento “omnibus”. In pancia ha misure ad ampio spettro.
Provvedimento sempre più omnibus
A cominciare da quelle per le imprese: ripristino del superammortamento del 30% per acquisti di beni strumentali nuovi effettuati da imprese e professionisti dal 1° aprile e fino al 31 dicembre 2019, aumento della deducibilità Imu sui capannoni mentre, come riportato da Il Sole 24 Ore, rispetto alla prima versione approvata 18 giorni fa, nell’ultima bozza non compare più la stabilizzazione del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo e il Fondo di garanzia per portafogli di «mini-bond». Del pacchetto crescita fa parte anche la possibilità per Regioni e Comuni di rottamare provvedimenti ingiuntivi notificati da loro o dalle loro concessionarie, l’estensione a tempo indeterminato del prestito «ponte» concesso ad Alitalia nel 2017 e la trasformazione degli interessi in capitale della compagnia, fino ai rimborsi per i risparmiatori che hanno subito un danno a seguito dell’acquisto di strumenti finanziari emessi dalle banche sottoposte ad azione di risoluzione.
Da Crescita e Sblocca cantieri spinta dello 0,1% sul Pil
Stando al Def 2019 appena approvato in Parlamento, il decreto Crescita e quello cosiddetto “Sblocca cantieri” dovrebbero sostenere la crescita del Pil per lo 0,1 per cento.
Il braccio di ferro M5S-Lega sul Salva Roma
Ma il vero nodo, politico prima ancora sul piano del reperimento delle risorse, è la norma “salva-Roma”, che i Cinque Stelle premono per mantenere nel provvedimento che approderà domani sul tavolo del Governo. La Lega invece frena.
Il compromesso proposto dai Cinque Stelle
La soluzione che con le ore sta aumentando la tensione tra le due forze politiche della maggioranza prevede la chiusura dal 2021 della gestione commissariale del maxi debito pregresso da 12 miliardi della Capitale. Secondo i Cinque Stelle questa azione non comporterebbe oneri maggiori per lo Stato e per gli italiani, anzi produrrebbe dei risparmi e risorse in più a disposizione, tanto che la sindaca Raggi lo ha ribattezzato il Salva Italia. Il Carroccio non ci sta e chiede lo stralcio della norma. M5S rilancia con una soluzione di compromesso: mantenere la disposizione che riguarda il fardello del debito di Roma, integrandola con la possibilità per i grandi comuni di rinegoziare i tassi di interesse sui vecchi mutui, così da ottenere dei risparmi.
Lo stop della Lega: non ci sono Comuni di serie A e di serie B
Alla fine l’idea pentastellata di allargare l’ombrello ad altri sindaci potrebbe essere accettata dalla contraparte leghista, superando così l’impasse a cui si è giunti nel governo nelle ultime ore. «O tutti o nessuno, in democrazia funziona così – sottolinea Salvini intervenendo a un gazebo della Lega, a Pinzolo, in Trentino, per le elezioni suppletive del 26 maggio -. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B, se in tanti hanno dei problemi aiutiamoli, altrimenti non si sono quelli più belli e quelli più brutti».«Voglio rassicurare il ministro Salvini, non c’è nessun “Salva Roma” – replica a distanza il vice ministro dell’Economia, la pentastellata Laura Castelli -: dalla lettura della norma, peraltro non replicabile, si comprende che così viene chiusa l’operazione voluta dal Governo Berlusconi nel 2008, con un considerevole risparmio per lo Stato e per i cittadini». Rimane da sciogliere in nodo “tempistica”: inserire gli sgravi anche per le altre città direttamente nel decreto, o farlo in occasione della conversione del provvedimento, quindi dopo il passaggio delle elezioni Europee di fine maggio?
La partita sull’autonomia
La bozza del provvedimento potrebbe subire modifiche o integrazioni fino all’ultimo. Sullo sfondo della partita che si gioca in queste ore sul “Salva Roma”, quella per l’autonomia regionale differenziata, a partire dalle richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. La Lega punta a velocizzare per mandare un messaggio al suo elettorato del Nord-Est. I Cinque Stelle frenano: temono uno “Spacca Italia”. Mettono in evidenza il rischio di “cittadini di seri A e di serie B”. Ancora una volta.
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