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Le “prese di distanza” all’interno della maggioranza che si sono manifestate dopo la netta vittoria del centrodestra in Umbria e la sconfitta dell’alleanza M5S-Pd non dovrebbero impattare, o almeno non nel breve periodo, sul cammino parlamentare del decreto fiscale collegato alla manovra. Il provvedimento sta per compiere i primi passi dell’iter di conversione a Montecitorio: è stato assegnato per l’esame alla Commissione Finanze della Camera.
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In Commissione Finanze è 24 a 16
Qui il centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) può contare su 16 esponenti (nove deputati leghisti, tra cui Massimo Bitonci ex sottosegretario al Mef nel governo giallo verde; cinque di Forza Italia, due di Fratelli d’Italia), su un totale di 42 componenti. La maggioranza M5S-Pd-LeU e Italia Viva ha nel complesso 24 deputati (compresa la presidente pentastellata Carla Ruocco). Un rapporto di forze che, stando ai numeri, pende a favore delle forze politiche che sostengono l’esecutivo Conte due.
“Scongiurata” la Bilancio
Uno scenario diverso si sarebbe delineato nel caso in cui l’esame del decreto fosse stato assegnato alla Commissione bilancio della Camera, il cui presidente è il leghista Claudio Borghi. Allo stato attuale, non è previsto un esame congiunto del decreto fiscale da parte delle due Commissioni. La congiunta potrebbe però essere chiesta in un secondo momento.
La manovra partirà invece dal Senato
Il Ddl di bilancio partirà invece dal Senato (come vuole la regola non scritta dell’alternanza tra i due rami del Parlamento su chi per primo avvia l’esame della ex finanziaria). Nel caso in cui il decreto fiscale fosse stato assegnato in prima lettura a Palazzo Madama, avrebbe corso il rischio di rallentare la sua corsa nella Commissione finanze, presieduta dal leghista Alberto Bagnai .