Finora ne sono stati chiesti solo 206mila contro un’attesa per 1,7 milioni. Sono più pratici del bonus baby sitting, finora prenotato da 52mila soggetti contro i 160mila attesi
di Davide Colombo
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Nella prospettiva di un graduale riavvio delle attività produttive non accompagnato da una riapertura delle scuole sono due gli strumenti su cui le famiglie potranno contare per la gestione dei bambini: il congedo parentale Covid-19 e il bonus baby sitting, entrambi previsti dal dl “Cura Italia”. Il primo, in particolare, potrebbe rivelarsi più strategico del secondo, se confermato oltre il 4 maggio. Il congedo vale fino a 15 giorni e consiste in una integrazione al 50% del reddito del lavoratore che resta a casa a curare i figli.
Quindici giorni a casa pagati al 50%
Può essere utilizzato solo da un genitore oppure da entrambi ma non negli stessi giorni e sempre nel limite complessivo, individuale e di coppia, di quindici giorni per nucleo familiare. Attualmente è prevista una condizione: che nel nucleo familiare non vi sia un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa oppure un altro genitore disoccupato o non lavoratore. Finora sono stati richiesti 206.608 di questi congedi, nel 93% dei casi pagati a conguaglio dalle imprese che poi saranno rimborsate via Uniemens da Inps. In Relazione tecnica il governo si aspettava domande potenziali da 1,7 milioni di soggetti, per una spesa massima di 1,4 miliardi. Una proroga di questo strumento sarebbe dunque più che coperta, in termini di spesa già attivata, e aiuterebbe le famiglie che non hanno mai avuto una baby sitter, che difficilmente la possono trovare ora e che non possono più portare i figli dai nonni (troppi rischi di contagio) ad affrontare magari in alternanza il ritorno in fabbrica.
Perché il bonus baby sitting è meno efficace
L’altro strumento, meno potente, è il bonus baby sitting, che può essere utilizzato anche per spesare un’assistenza dei figli prestata da qualche parente, non solo da un’assistente domestica. Vale 600 euro per i privati e mille euro per i dipendenti pubblici e, finora, le domande arrivate in Inps sono solo 52mila, contro le 160mila che erano stimate nella Relazione tecnica del “Cura Italia”. Il “tiraggio” di questo sussidio è al momento di 25 milioni di euro su una spesa prevista fino a 112 milioni per i privati e di 11,3 milioni sui 30 previsti per i dipendenti del settore statale. Perché questo strumento potrebbe essere meno efficace del congedo da 15 giorni è presto detto: è meno facile trovare una persona di fiducia cui affidare i figli se non lo si è mai fatto, ed è altrettanto difficile puntare sui parenti quando il timore di nuovi contagi continua a imperare.
Per approfondire:
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