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Economia in stagnazione, UpBilancio vede un Pil piatto nel 2019

la previsione

 

di Davide Colombo

19 luglio 2019


 

3′ di lettura

Se ci sarà una lieve variazione in positivo del Pil quest’anno sarà solo grazie alle migliori dinamiche congiunturali del secondo semestre. L’Ufficio parlamentare di Bilancio con una previsione di crescita dello 0,1% sul 2019 e dello 0,7% nel 2020 (+0,4% senza la disattivazione delle clausole Iva) ha chiuso il ciclo delle stime ufficiali sulla congiuntura nazionale. Siamo ora tre decimi di punto al di sotto delle previsioni fatte a febbraio per quest’anno e un decimo sotto quelle per l’anno prossimo, una revisione in linea con quella effettuata da Bankitalia nel Bollettino economico della scorsa settimana, quando a ridotto dello 0,6% le previsioni sul triennio 2019-2021, confermando un +0,1% quest’anno. Ora le attese sono tutte per la stima Istat sul secondo trimestre, attesa il 31 luglio, con l’ipotesi di una variazione nulla o appena negativa (-0,1%).

I fattori di rischio
Si tratta naturalmente di previsioni, quelle dell’UpBilancio, sulla quali pesano fattori di rischio al ribasso sia per i timori di nuove tensioni internazionali capaci di ridurre gli scambi commerciali (secondo Bankitalia quest’anno cresceranno del 1,5%, vale a dire due punti e mezzo in meno dell’anno scorso) sia per la assoluta incertezza sulla politica di bilancio che verrà decisa dal governo per il 2020.

Le stime di breve periodo
Sulla base delle stime dei modelli di breve periodo dell’UpBilanio, il Pil si sarebbe ridotto appena nel trimestre scorso (la variazione congiunturale sarebbe pari a -0,06%, con una banda di errore compresa tra -0,1 e 0,0 per cento); con una flessione della produzione nell’industria solo in parte bilanciata dalla tenuta dei servizi. La dinamica dell’attività economica è attesa invece in moderato aumento nel prosieguo dell’anno, prevalentemente per il recupero nel terziario. In particolare, nel trimestre estivo il Pil aumenterebbe dello 0,15% in termini congiunturali e la dinamica tendenziale si annullerebbe, dopo aver registrato valori negativi nei due periodi precedenti. L’espansione del Pil proseguirebbe poi nello scorcio finale dell’anno e nella media del 2019 risulterebbe appunto dello 0,1%. Le previsioni UpBilancio sono in linea con quelle della Commissione europea del 2 luglio e, come tutte le più recenti previsioni, sono inferiori a quelle fissate dal che Governo nel Def di aprile (+0,2% quest’anno, +0,8% il prossimo) e che il ministro Giovanni Tria nelle dichiarazioni degli ultimi giorni ha voluto confermare.

RECENTI PREVISIONI SULLA CRESCITA DEL PIL DELL’ITALIA Variazioni percentuali

Il fattore spesa
L’espansione (si fa per dire) dell’economia italiana nel corso dell’orizzonte di previsione sarebbe sostenuta dalla domanda finale interna (al netto delle scorte), che contribuirebbe alla crescita per poco più di mezzo punto percentuale nella media del biennio. Anche la domanda estera netta fornirebbe un apporto positivo – sottolineano gli analisti di UpBilancio – ma modesto (circa un decimo di punto nella media del periodo). La dinamica del Pil sarebbe frenata, quest’anno, dalla variazione delle scorte che sottrarrebbe cinque decimi di punto percentuale alla crescita.

Occupazione, l’effetto “quota 100” non c’è
L’occupazione ‒ misurata in termini di unità di lavoro standard ‒ si incrementerebbe nella media del biennio ’19-’20 di circa mezzo punto percentuale, poco meno che nel 2018. “Dal lato dell’offerta di lavoro, l’effetto netto dell’introduzione del reddito di cittadinanza e della misura sul pensionamento anticipato (cosiddetta “Quota 100”) sarebbe complessivamente positivo sulla partecipazione al mercato del lavoro” si legge nella Nota. In particolare la transizione dei disoccupati verso lo stato di occupazione sarebbe comunque graduale, per cui il tasso di disoccupazione si stabilizzerebbe quest’anno sui livelli del 2018 e aumenterebbe nel prossimo, Un’ipotesi basata sullo slittamento alla seconda parte di quest’anno della sottoscrizione dei Patti per il lavoro da parte delle famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza risultate eleggibili all’avviamento lavorativo.

Fonte

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