Le persone non amano sentirsi dire “questa volta è diverso”, ma se in passato un fenomeno simile è stato un buon indicatore di futura frenata economica, la situazione di oggi rischia di essere davvero differente: il fatto che nell’Eurozona i tassi siano negativi e in tutto il mondo ci siano migliaia di miliardi di bond con rendimenti sotto zero contribuisce a spingere i flussi di denaro verso il mercato obbligazionario Usa e crea distorsioni. Non si può quindi giudicare l’inversione della curva basandosi sui soli indicatori provenienti dagli Stati Uniti, occorre inquadrare la questione in modo globale.
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Quindi non ci sarà alcuna recessione negli Stati Uniti?
Il rischio di una frenata dell’economia resta comunque materiale, e cresce sempre di più all’aumentare dei titoli dei giornali che parlano di inversione della curva dei tassi. perché si innesca il classico meccanismo delle aspettative che si autoavverano. Tutto questo non si trasmetterà per mezzo di un canale tradizionale, ma appunto attraverso un fenomeno simile.
Sui bond si grida invece sempre di più alla «bolla» e si assiste al paradosso della rincorsa al mercato primario da parte degli emittenti e al tempo stesso della riduzione della liquidità sui titoli esistenti. È un rischio concreto?
Quando le Banche centrali mettono a disposizione quantità enormi di denaro si creano due fenomeni: gli investitori tendono ad assumere maggiori rischi spostandosi sempre più verso attività illiquide, mentre fra i gestori aumenta la pressione per generare performance a breve termine e questo porta al tempo stesso a compiere promesse eccessive sulla liquidità dei propri prodotti.
Cosa significa?
Prendiamo per esempio gli Etf, che promettono liquidità istantanea, cioè in ogni momento della giornata, anche quando investono su strumenti non particolarmente liquidi come le obbligazioni high yield. Tutto questo non ha senso, ma esiste una domanda che le case di investimento tendono a soddisfare, e quando questo avviene prima o poi è inevitabile incorrere in uno shock di liquidità. Con il tempo si è persa la capacità di prezzare il rischio di liquidità e credo che questo sia proprio un problema serio. La buona notizia è che non siamo nella stessa situazione del 2008, perché allora la questione risiedeva nell’intero sistema bancario. Ciò che rischiamo oggi è soltanto una dose maggiore di volatilità sul mercato.