Si chiama Hpc5 (acronimo di High Performance Computing 5) ed è l’ultimo nato della famiglia di sistemi di supercalcolo Eni
di Celestina Dominelli
Ecco Hpc5, il calcolatore superpotente con il polmone verde
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È la nuova frontiera tecnologica di Eni inaugurata, non a caso, nel Green Data Center, il complesso, costituito nel 2013 nel cuore della provincia pavese, che ospita tutti i sistemi informatici del gruppo guidato da Claudio Descalzi. Si chiama Hpc5 (acronimo di High Performance Computing 5) ed è l’ultimo nato della famiglia di sistemi di supercalcolo che Eni ha creato nel corso degli anni e che le hanno consentito di centrare traguardi cruciali, come la scoperta del super giacimento a gas di Zohr, in Egitto, la più grande rinvenuta finora nel Mediterraneo.
Il supercalcolatore
Hpc5 è una batteria di unità di calcolo in parallelo: in pratica, un insieme di computer che lavorano insieme per moltiplicare le prestazioni complessive. E, che nel caso del nuovo sistema presentato giovedì 6 febbraio dai vertici di Eni, l’ad Claudio Descalzi e la presidente Emma Marcegaglia, vanta numeri di record. Perché il supercalcolatore, fornito da Dell Technologies, è in grado di sviluppare una potenza di elaborazione pari a 51,7 Petaflop/s di picco: quasi 52 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo che, unite alle prestazioni del suo predecessore, l’Hpc4, operativo dal 2018, fanno del Green Data Center di Eni l’infrastruttura di calcolo più potente al mondo tra i computer non governativi e tra le prime dieci del pianeta per livello e velocità di performance.
Campione di risparmio energetico
Hpc5, però, non è solo un supercalcolatore che aiuterà Eni ad ampliare ulteriormente i suoi successi esplorativi e a conseguire nuovi obiettivi anche sui tanti fronti aperti nel campo delle fonti rinnovabili (dallo studio dell’energia da moto ondoso, sviluppata in tandem con il Politecnico di Torino alla ricerca sulla fusione a confinamento magnetico in partnership con il Mit di Boston), ma rappresenta altresì un campione di risparmio energetico. L’infrastruttura appena inaugurata consente infatti di effettuare quasi venti miliardi di operazioni al secondo con un solo watt di elettricità.
Efficienza energetica al massimo
Ma il maxi computer è stato anche sviluppato in modo da ottenere il massimo di efficienza energetica perché sfrutta l’energia prodotta dal campo fotovoltaico installato all’interno del Green Data Center. Il parco annesso al polo di Eni da circa un megawatt permette infatti di fornire fino al 50% della potenza necessaria ai super calcolatori installanti, mentre il fabbisogno restante viene assicurato dalla centrale termoelettrica di Enipower vicina al centro.
Il sistema di raffreddamento della “cittadella” Eni
L’intera “cittadella” informatica di Eni può poi contare su un particolare sistema di raffreddamento molto diverso da quelli normalmente utilizzati per gli apparati informatici. In pratica, il meccanismo adottato dal gruppo di Descalzi regola la temperatura sfruttando direttamente, per almeno il 92% del tempo, l’aria esterna senza alcun bisogno di raffreddamento. Aria che, prima di arrivare ai computer, viene filtrata dalle polveri in modo da eliminare circa 3mila chilogrammi l’anno. Ma il vantaggio è anche un altro: il ricorso ai tradizionali condizionatori per il tempo residuo impedisce l’emissione nell’ambiente di circa 7mila tonnellate annue di anidride carbonica che, unite al risparmio assicurato dall’efficienza informatica, superano l’asticella delle 20mila tonnellate annue. Insomma, un gioiello della tecnologia con un polmone “verde”.