La sofferenza di tante imprese è una ferita condivisa da tutte le partite iva italiane.
Ogni giorno coincide con la chiusura di tante aziende che non sanno come pagare le
bollette, il foraggio dei propri allevamenti o l’acqua.
Ogni giorno alla nostra Associazione Nazionale di Autonomi e Partite Iva arrivano
storie drammatiche di piccole e medie imprese attraverso i nostri centralini e tutti i
canali social.
Storie che è difficile raccontare. Spesso si paragona ciò che sta avvenendo ad una
speculazione paragonabile allo strozzinaggio, in quanto viene richiesto cinque volte
di più di quello che veniva pagato fino a pochi mesi fa per l’energia elettrica che è
necessaria per poter continuare l’attività. Nessuna impresa è immune da questa
situazione, ma quelle più colpite sono le piccole e medie imprese, i commercianti, i
pescatori, gli autotrasportatori, e, soprattutto, gli agricoltori e gli allevatori per i
quali l’energia elettrica è fondamentale per refrigerare il latte. Ed ecco le bollette
passate improvvisamente da 2000 a 8000 al mese; bestiame macellato e venduto
sottocosto per pagare le bollette e le materie prime; allevatori che non hanno più
foraggio in quanto è terminata la scorta necessaria per dare da mangiare agli
animali. E si sa che per un allevatore questa è la situazione più tragica. Una vita
trascorsa senza ferie, giorni di feste, per dover, ora, combattere contro gli atti
ingiuntivi.
Il prezzo del latte aumentato di quasi il 40% ai danni dei consumatori non basta a
sostenere i costi. Stessa situazione per gli agricoltori costretti a estrarre l’acqua per
annaffiare le proprie colture dai pozzi artesiani, con pompe sommerse che fanno
lievitare le bollette energetiche da 45.000 a 150.000. Intanto i prezzi al consumo
aumentano a dismisura, tanto da frenare gli acquisti. I produttori non riescono a far
quadrare i conti e si avviano alla cessazione della propria attività.
Gli imprenditori, poi, minacciano di chiudere, licenziano gli operai e richiedono il
Reddito di Cittadinanza per sopravvivere.
Tante le storie, quasi sempre simili che creano un effetto “domino”. Un esempio? La
crisi degli allevatori si riflette sui caseifici dove i costi delle bollette superano il
guadagno dell’azienda.
Che dire, poi, dello sfogo di un cesareo: “Non avevo nulla, ho realizzato un caseificio
di mia proprietà che mi ha permesso di costruirmi una casa per la quale ho pagato
sempre le tasse; ora però, lo Stato si sta prendendo tutto. In questi anni non ho
mangiato per dare un futuro ai miei figli; sono sempre stato una persona per bene
ed oggi sono costretto a finire nelle lista dei cattivi pagatori perché non posso
pagare le bollette. Ho deciso di chiudere. Abbandono tutto. Non posso lavorare in
perdita”.
L’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva con a capo il presidente Eugenio
Filograna chiede al nuovo governo di contribuire al 50% sulle bollette energetiche.
E’ il primo necessario passo al quale deve, però, seguire l’attuazione del nostro
progetto del Risanamento Equitativo.
Non ci sono altre soluzioni e bisogna fare presto. Ogni minuto chiude una azienda in
Italia. Provate a fare il conto. Quante saranno alla fine dell’anno in corso?