Il presidente del Consiglio ha partecipato al Consiglio di Fabbrica indetto dagli operai dello stabilimento siderurgico ex Ilva. La giornata è stata segnata dallo sciopero di 24 ore indetto dai sindacati, da Jindal, a capo della vecchia cordata concorrente, che si è definitivamente sfilata e da Moody’s che ha avvisato Mittal del rating a rischio se non si perseguirà, velocemente, la strada dell’addio all’acciaieria italiana
Ex-Ilva, Patuanelli: Arcelor non in grado di rispettare impegni
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Si fa sempre più incandescente il fronte dell’acciaio a Taranto, dopo la decisione annunciata dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal di abbandonare lo stabilimento siderurgico ex Ilva . Il capo del Governo Giuseppe Conte si è recato a Taranto per incontrare nello stabilimento ex Ilva gli operai. Conte ha prima partecipato al Consiglio di Fabbrica, quindi ha visitato l’altoforno due.
Conte: stiamo valutando il futuro dello stabilimento
«Dobbiamo valutare il futuro di questo stabilimento che dovrà essere socialmente responsabile. Affrontiamo insieme la sfida», ha detto agli oltre 200 operai. Il dossier ex Ilva, ha aggiunto il presidente del Consiglio, «è prioritario per il governo. Dobbiamo gestirlo tutti uniti, non solo il governo, ma anche voi. Tutti insieme dobbiamo combattere questa battaglia. Come sistema Paese». «Si può fare impresa se si crea un rapporto solido con gli stakeholders in un clima convincente, persuasivo sotto tutti i punti di vista – ha continuato -. Il nostro interlocutore va via perchè dice che non c’è sostenibilità sul piano economico e noi dobbiamo creare le premesse per un’attività produttiva perfettamente consonante con la comunità locale, ma non significa che diciamo a Mittal che può andare tranquillamente e ce la vediamo noi. Se andrà via comunque ci sarà una battaglia legale e saremo durissimi».
La giornata è stata segnata dallo sciopero di 24 ore indetto dai sindacati (sostanzialmente fallito: adesione al 27% secondo fonti sindacali), da Jindal, a capo della vecchia cordata concorrente, che si è definitivamente sfilata e da Moody’s che ha avvisato Mittal del rating a rischio se non si perseguirà, velocemente, la strada dell’addio all’acciaieria italiana.
L’azienda per ora tace, nonostante il pressing di tutto il governo che è compatto sull’indicare la trattativa con Mittal, per ora, come la strada maestra da percorrere per risolvere la crisi. Il piano A che per il momento va perseguito fino in fondo, facendo tutto il possibile per sventare un esito drammatico per l’area di Taranto e per il Paese.
La nazionalizzazione, insomma, resta sullo sfondo, anche se è lo stesso ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, che in questo momento ha in mano la trattativa insieme al premier, ad ammettere che non è più un “tabù”, mentre per il ministro pugliese degli Affari Regionali, Francesco Boccia, l’acciaio resta «strategico» e «se il mercato fallisce non è uno scandalo ma semplicemente giusto che se ne occupi lo Stato».