Si partirà dai settori a più basso rischio. L’intenzione del premier, in ogni caso, è varare entro sabato 11 aprile un provvedimento il più possibile «pulito»
di Manuela Perrone e Giorgio Pogliotti
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L’Oms e gli esperti del comitato tecnico-scientifico frenano e avvertono: la Fase 2 va gestita con estrema cautela, a tappe, con allentamenti progressivi ogni due settimane. Ma il premier Giuseppe Conte, pressato da una parte della sua maggioranza e dalle aziende del Nord, sa di dover concedere almeno un primo assaggio di «riapertura».
Dpcm previsto per sabato
Il nuovo Dpcm (il lockdown attuale vige fino al 13 aprile) dovrebbe essere varato entro sabato 11 aprile. E dovrebbe limitare la ripresa ad alcune delle attività produttive classificate a «basso rischio» nella mappa commissionata da Palazzo Chigi all’Inail e al comitato tecnico-scientifico, che specificherà le adeguate misure di protezione e di distanziamento sociale per ognuno dei tre livelli di pericolo individuati. In quest’ottica, da metà aprile potrebbero riaprire le aziende più collegate alle filiere essenziali (alimentare, farmaceutica e sanitaria), ma anche l’agricoltura e parte della manifattura. Sempre dietro la garanzia di riuscire a garantire i protocolli di sicurezza per i lavoratori. Sarebbero classificati a basso rischio anche i comparti della fornitura di energia, il commercio all’ingrosso, le attività finanziarie e assicurative, il trasporto e magazzinaggio, ma le valutazioni sono ancora in corso. In ogni caso, per l’allentamento dei divieti di spostamento e di uscite per i cittadini, compresi anziani e bambini, bisognerà aspettare ancora, almeno fino a inizio maggio.
Un decreto «pulito»
Conte vuole chiudere il Dpcm quando il dossier sarà completo e «pulito». Soltanto allora potrà convocare le parti sociali, come i sindacati hanno sollecitato in una lettera. Anche perché la parola d’ordine rimbalzata nei tanti vertici di mercoledì 8 aprile – compreso quello all’ora di pranzo tra Conte, il sottosegretario Fraccaro e i capidelegazione, aggiornato alla mattina di giovedì 9 – è stata «gradualità». In caso contrario, gli sforzi di questo mese (premiati mercoledì dal record di guariti e dal nuovo calo di ricoveri in terapia intensiva) possono essere velocemente vanificati.
I settori più a rischio
In vista della Fase 2, uno studio dell’Inapp evidenzia che le figure professionali più a rischio, perchè esposte al contatto interpersonale si trovano nel settore sanitario, nell’istruzione pre-scolastica e asili nido. Mentre nell’agricoltura il livello dell’indice di prossimità fisica è basso. «Le misure di contenimento vanno fatte rispettare rigorosamente – spiega il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp -. Passata l’emergenza sanitaria, va considerato che esistono settori dove il rischio di contagio, dovuto alla prossimità fisica, appare più basso che possono ripartire gradualmente, altri possono continuare a lavorare in smart working». Ecco le attività con l’indice di prossimità fisica dei lavoratori più basso: coltivazioni agricole e prodotti animali, attività legali e contabilità, famiglie come datori di lavoro per personale domestico, raccolta e smaltimento dei rifiuti, servizi di vigilanza e investigazione, industria del legno e fabbricazione di mobili, attività immobiliari, consulenza aziendale, organismi extraterritoriali, industria delle bevande, riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa.
PER APPROFONDIRE:
● La ripartenza in Europa
● Autobus a noleggio per i lavoratori