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Fioramonti: «L’economia del Pil è inefficiente, cambiamola»

il volume del ministro dell’istruzione

Nel libro “Il mondo dopo il Pil” che ha presentato a Roma , siamo guidati «da un modello che tiene conto della quantità più che della qualità». Con il Pil «misuriamo l’iceberg, non tutto quello che c’è sotto e rischiamo di distruggere lo stesso iceberg»

5 dicembre 2019


2′ di lettura

L’economia del Pil? «Ormai è inefficiente: abbiamo bisogno di altre misurazioni, di altri indicatori. É il momento di cambiare respiro. I cambiamenti climatici, le innovazioni tecnologiche, le crisi politiche ci dicono che è questo il momento di agire». “Il mondo dopo il Pil”, ultima fatica letteraria del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, inizia proprio raccontando la storia del Pil, l’indicatore che da più di settant’anni
orienta le scelte di tutti gli attori dell’economia globale.

Il paradosso di una società dove aumentano le disuguaglianze
«Un libro – ha detto alla presentazione del libro in via Nazionale a Roma, alla Livrearia Libraccio – che ho scritto quando facevo il docente, che racconta il paradosso che viviamo tutti i giorni: siamo in una società dove aumentano le diseguaglianze. Siamo guidati da un modello che tiene conto della quantità più che della qualità: si pensa a quanto si spende per la scuola, per esempio, ma non si ragiona su quanto funziona».

Misuriamo l’iceberg e non quello che c’è sotto
Con il Pil «misuriamo l’iceberg, non tutto quello che c’è sotto e rischiamo di distruggere lo stesso iceberg». Secondo Fioramonti il Pil non considera le esternalità ambientali, restituendo così una visione distorta del progresso delle nazioni e delle aziende.

Si tratta di distorsioni, secondo il ministro, che inducono decisori politici ed economisti a prendere decisioni sbagliate.

Servono nuovi sistemi per misurare le performance dell’economia
Per Fioramonti, dunque, servono nuovi sistemi per misurare le performance delle economie. E punta sugli indicatori post-Pil e sulle nuove tecnologie per la raccolta dei dati per combinare riforme dall’alto e iniziative dal basso. Passando da un’economia verticistica a una più orizzontale. Un approccio che secondo la tesi del ministro, «può condurre alla piena occupazione e alla riduzione delle disuguaglianze, garantendo una prosperità davvero sostenibile».

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